Il Comitato Taranto Lider, con un esposto denuncia l’attuale situazione nella provincia, che risulta altamente inquinata, tanto da provocare gravi patologie, colpendo in particolare le donne.
Non tutti conoscono l’endometriosi, malattia che colpisce le donne: si tratta di un tessuto anomalo che si sviluppa nella parete interna dell’utero, l’endometrio appunto, ma che colpisce anche tutti gli altri organi, ovaie, vescica, reni, peritoneo, vagina, tube e che se non diagnosticata per tempo comporta infiammazioni croniche, ma anche infertilità.
La denuncia del Comitato Lider è partita da una conferenza stampa tenutasi lo scorso 24 novembre, tramite l’esposto si richiede l’accertamento del danno biologico che le donne della provincia di Taranto hanno subìto, visto gli alti tassi di sterilità e di presenza di endometriosi, che potrebbe essere una conseguenza diretta delle emissioni di diossine e PCB provenienti dall’area industriale. Grazia Maremonti ha così affermato:
L’endometriosi è una malattia poco conosciuta ma con una incidenza molto alta sul nostro territorio. Riteniamo che sia indispensabile fare un’indagine approfondita sul rapporto tra questa patologia e le emissioni inquinanti. Gli stessi periti epidemiologici incaricati dal gip Patrizia Todisco nell’inchiesta sull’inquinamento prodotto dall’Ilva ritengono necessario questo approfondimento. Loro non hanno avuto il tempo di effettuarlo perché si sono occupati soprattutto delle patologie tumorali.
Per dare ulteriore prova dell’attendibilità di questa denuncia, il comitato ha parlato anche di uno studio clinico condotto dall’Istituto Superiore di Sanità:
La correlazione tra le diossine e i composti diossina-simili e l’endometriosi è stata dimostrata finora su modelli animali, tanto che l’Oms nel 1998 e poi la Scientific Commitee on Food dell’Unione Europea nel 2000 hanno incluso l’endometriosi tra gli obiettivi sensibili all’esposizione a tali inquinanti e inoltre, nell’ambito del programma comunitario per l’identificazione delle sostanze che alterano il sistema endocrino, lo studio di questi contaminanti è stato indicato come prioritario.
Nella zona del tarantino, l’infertilità delle donne ha un tasso alto e come tale preoccupante. La dottoressa De Paolo dell’Università di Bari ha condotto uno studio per documentare l’effetto negativo che la diossina ha sui cicli di fecondazione assistita e quello che ne è emerso è che sulle donne provenienti dal bacino tarantino si è verificata una risposta scarsa alla stimolazione ovarica, annessa ad un basso recupero di ovociti e un basso tasso di gravidanza.
La cittadinanza verrà messa al corrente di questa iniziativa e le donne che hanno riscontrato questo tipo di problema e che sono in possesso di cartelle cliniche che lo dimostrino, possono unirsi all’esposto, che sarà depositato presso la Procura entro la prima settimana di dicembre.
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