I Parchi Nazionali sono una risorsa molto importante per l’Italia, ma evidentemente non così tanto da portare il Governo a tenerli d’occhio anche in un momento di crisi come questo, piuttosto che penalizzarli ulteriormente.
Entro il prossimo 31 ottobre, quindi tra pochi giorni, ben 24 Parchi Nazionali rischiano la chiusura o la paralisi quasi completa delle attività. Il tutto è frutto dei tagli sempre più consistenti degli ultimi anni: con la crisi che imperversava, i settori più colpiti sono stati soprattutto quelli relativi alla cultura e alla bellezza del nostro Paese, deturpata da scelte di cattivo gusto: il 45% dei tagli, che sono andati a colpire soprattutto la ricerca e le iniziative sostenibili.
In realtà il costo per il mantenimento dei Parchi Nazionali non grava sulle spalle degli italiani come si pensa: l’equivalente di un caffè all’anno potrebbe garantire al nostro Paese l’inestimabile bellezza che lo contraddistingue, ma sempre tutelata e preservata. Questo non solo comporta il benessere dell’Italia in genere, ma anche delle popolazioni locali e porta turismo, motore economico non indifferente. Il complesso delle aree protette genera lavoro per migliaia di persone, lo stesso vale per le cooperative e il settore della ricerca. Solo i parchi registrano il 14% delle presenze turistiche in Italia e negli ultimi anni si è visto anche un notevole aumento dell’ecoturismo: anche questo, però, a causa dei tagli, sarà destinato ad una paralisi che potrebbe abbassare la percentuale in maniera non indifferente.
In questi giorni si sta mobilitando molto il FAI (Fondo Ambientale Italiano), con una massiccia campagna a favore dei beni culturali del nostro Paese e molti personaggi famosi schierati dalla parte della cultura, il patrimonio più importante che abbiamo, insieme a quello paesaggistico, che tutto il mondo ci invidia. Perché, allora, continuare sulla via del degrado, senza fare nulla per tutelare i beni che ogni giorno ci rendono orgogliosi di essere italiani?
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