Qualche giorno fa è morto a New York Barry Commoner. E’ morto all’età di 95 anni. Questo biologo Usa è considerato uno dei padri del moderno ambientalismo. E’ il primo scienziato – è stato professore di fisiologia vegetale alla Washington University per trentaquattro anni – ad aver denunciato i danni ambientali legati alla tecnologia ed allo sviluppo che ha riguardato gli Stati Uniti nel dopoguerra.
In particolare il suo lavoro si è concentrato sui danni alla salute del progresso. Il suo maggiore successo risale all’inizio degli anni sessanta: i suoi lavori hanno portato al bando parziale dei test atomici – dimostrò la presenza dello “Stronzio 90” nei denti dei bambini come risultato diretto degli esperimenti nucleari.
Lo scienziato ebbe un forte impatto sulla società statunitense, al punto che la rivista Times nel 1970 gli dedicò una copertina, definendolo un Paul Revere – era uno degli eroi della guerra d’Indipendenza americana – dell’ecologia.
Lui è Rachel Carson sono stati centrali nel processo di nascita del movimento ambientalista negli Stati Uniti – e quindi nel mondo. E’ conosciuto per la sua abitudine di non portare mai delle camicie stirate per evitare degli sprechi di energia.
Un altro aspetto per cui lo si ricorda è lo scontro che avuto con gli ecologisti che mettevano al centro dei loro ragionamenti la questione demografica. Nel libro The Closing Circle, lo scienziato paragonava l’idea di ridurre la popolazione a “salvare una nave che fa acqua buttando a mare i passeggeri”.
E’ stato anche candidato alle elezioni presidenziali USA nel 1980, come rappresentante del “partito dei cittadini”: prese 233.000 voti – lo 0,27% del totale.
Ecco alcune tra le sue parole più significative:
Questa ricchezza è stata guadagnata con uno sfruttamento rapido, a breve termine, del sistema ambientale, ma ha contratto un debito sempre più grande con la natura… un debito così vasto e così diffuso che entro la prossima generazione potrà, se non pagato, cancellare la maggior parte della ricchezza che ci ha procurato.