La decisioni è arrivata ieri dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: l’Italia dovrà pagare 50 milioni di euro ai soggetti economici – come le famiglie Matarrese, Andidero e Quistelli – coinvolti nella costruzione dell’ecomostro di Punta Perotti a Bari. E’ la parola fine su una vicenda iniziata ormai undici anni fa.
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo si era già espressa tre anni fa sulla questione, giudicando illegittima la confisca delle aree decisa dalla Corte di Cassazione nel 2001, perché avrebbe violato il diritto di proprietà delle imprese costruttrici.
La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali stabilisce che
nessuno può essere condannato per una azione o una omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o internazionale.
E la Cassazione aveva stabilito che i permessi di costruire erano illegali, ma aveva anche assolto i vertici delle imprese costruttrici perchè avevano commesso un errore
inevitabile e scusabile
perché le norme non rispettate erano
oscure e mal formulate.
Visto che non avevano condannato gli imprenditori, i giudici non avrebbero potuto confiscare Punta Perotti – avvenimento che si è verificato nel 2001. Come molti ricorderanno, nell’aprile del 2006, l’ecomostro costruito a pochi passi dal mare era stato fatto saltare in dirette televisiva. E su quelle aree era sorto in seguito un parco cittadino.
Spazi che nel novembre 2010 sono ritornati di proprietà delle imprese costruttrici. Un passaggio che ha posto più di un interrogativo sul futuro di questo parco, visto che i proprietari della zona hanno manifestato in diverse occasioni l’intenzione di tornare ad edificare nella zona – anche se adesso chiedono un confronto all’amministrazione comunale.
Un’ultima annotazione: la Corte di Strasburgo nel 2009 non aveva ritenuto corretto quantificare il risarcimento, e aveva invitato il governo italiano e le imprese costruttrici a cerca un accordo. Le trattive ovviamente sono abortite, e la somma stabilita dalla Corte ha ridimensionato notevolmente le richieste dei proprietari di Punta Perotti.