La perizia è una di quelle che hanno portato al sequesto dell’Ilva e risponde a tre domande:
1) quali patologie producono gli inquinanti dell’Ilva di Taranto?
2) Quanti ammalati possono essere attribuiti a questa fabbrica?
3) E quanti morti?
Secondo Annibale Biggeri, Maria Triassi e Francesco Forastiere, tra il 2004 e il 2010, si possono attribuire all’Ilva mediamente 91 morti all’anno, a cui bisognerebbe aggiungere una media di 648 ricoveri per cause cardiorespiratorie all’anno.
In un quartiere in particolare si concentrano i ricoveri e le morti: si tratta del quartiere Paolo VI. E’ il rione costruito per ospitare chi arrivava dalla campagna per lavorare nel polo siderurgico.
Nel Paolo VI, decessi e ricoveri superano del 64% quanto avviene nel resto della città. Tra i minori di quattordici anni tarantini, i periti hanno rilevato un numero di ricoveri ospedalieri per cause respiratorie e di tumori superiore alla media nazionale.
I numeri più drammatici riguardano proprio chi nello stabilimento siderurgico ci ha lavorato. L’analisi è stata fatta sul personale che ha prestato servizio tra gli anni settanta e novanta – l’impianto inizialmente si chiamava Italsider ed è stato ceduto al Gruppo Riva nel 1995 ed ha preso la denominazione attuale.
Gli operai mostrano rispetto alla media nazionale un maggiore mortalità per tumori pari all’11%, ma ci sono differenzi percentuali abissali per quanto riguarda il tumore dello stomaco – +107% -, della pleura – +71% -, della prostata – +50% -, e della vescica – +69%. C’è pure un +64% per le malattie neurologiche, ed un +14% per quelle cardiache.
Tra gli impiegati si registra un terribile +135% nei tumori della pleura, e +111% in quelli del cervello. A me tutti questi numeri fanno venire i brividi perché dietro questi numeri ci sono le storie di tante persone che hanno visto la loro vita finire bruscamente…
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