Giornata di scontri a Roma, tra gli operai della Alcoa e migliaia di poliziotti in assetto anti-sommossa.
Tutto è iniziato poco dopo le nove del mattino in piazza della Repubblica. Da qui è partito il corteo formato dagli operai di Portovesme, dai minatori del Sulcis e dai sindaci della zona.
Simbolo di questa protesta sono stati i “provini” – per i tanti che non li conoscono, si tratta di dischetti in alluminio per le analisi di laboratorio prodotti nello stabilimento dell’Alcoa.
Obiettivo del corteo era il ministero dello Sviluppo Economico, dove si svolgevano i negoziati sull’azienda, presenti oltre ai politici, i sindacati ed i rappresentanti dell’azienda.
Manifestazione dai toni forti, durante la quale la protesta è stata condotta in maniera molto rumorosa – sbattendo ad esempio i caschi per terra -, ed ha avuto diversi momenti di alta tensione, con lanci di bombe carta e scontri che hanno provocato complessivamente una ventina di feriti. Tra i personaggi colpiti anche l’esponente del Partito democratico Riccardo Fassina. E’ stato aggredito mentre rilasciava un’intervista e
costretto a lasciare il corteo – un po’ scosso ma incolume.
In giornata si è aperto un piccolo spiraglio, perché sembra che ci sarà un rallentamento nello spegnimento dell’impianto che dovrebbe dare più tempo alle due imprese svizzere interessate di presentare un’offerta. Le due multinazionali – la Klesch e la Glencore – saranno a breve convocate dal governo.
Una buona notizia che non è stata presa come tale dai lavoratori sardi perché è stata accolta da fischi e contestazioni.
Persone presenti al negoziato vicine ai sindacati hanno fatto filtrare i contenuti delle discussioni avvenute. L’azienda – spalleggiata da esponenti del ministero – starebbe spingendo per rallentare le procedure di spegnimento delle celle di una sola settimana – dal 7 al 15 ottobre.
Questo porterebbe ad uno spegnimento dell’impianto entro la metà di novembre. Ovviamente i sindacati chiedono più tempo…