Ve ne avevamo parlato qualche tempo del vulcano Marsili. Pochi lo conoscono anche se si tratta del vulcano più grande d’Europa – lungo 70 km. e largo 30, e raggiunge un altezza di tremila metri.
Il fatto che si sconosciuto deriva dal fatto che si trova sott’acqua, nel mar Tirreno tra la Calabria e la Sicilia. Al minimo arriva a diverse centinaia di metri sotto il livello dell’acqua – 450 per l’esattezza.
Il rischio tsunami collegato a questo vulcano è determinato dal fatto che il Marsili ha una struttura molto fragile, per cui potrebbero esserci delle scene tipo monte Toc ai tempi del Vajont, con conseguenti ondate devastatrici.
Oggi ne ritorniamo a parlare perché qualcuno ha avuto la bella pensata di utilizzare il Marsili per costruire una sorta di centrale geotermica sul modello dei soffioni boraciferi di Larderello.
Il progetto vede la collaborazione dell’azienda privata Eurobuilding e condotto in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il Centro di Ricerche e Studi Sperimentali per le Geotecnologie dell’Università di Chieti (CERS), l’Istituto di Scienze Marine (Ismar), con il CNR e con l’Università Politecnica di Bari.
L’idea è quella di sfruttare l’acqua marina che penetra nel vulcano attraverso le aperture che presenta. Si scalda fino a 350-400 gradi centigradi. E se sfruttata potrebbe fornire il fabbisogno elettrico di una città medio-grande come Palermo – ha ottocentomila abitanti.
La prima trivellazione che dovrebbe essere fatta nel 2013 servirebbe per testare la solidità del ‘coperchio’ del culcano e verificare le condizioni e la fattibilità dell’opera. Ovviamente al centro di tutto ci sarebbe la sicurezza e altre parole d’ordine dello stesso tenore… Io comunque se abitassi in zona mi sentirei molto poco tranquillo.
Ci sono tanti sistemi per produrre energie alternative e non mi sembra il caso di stuzzicare il vulcano più grande d’Europa e probabilmente anche il più fragile. Non so voi ma io sento aria di guai.