La Regione Puglia intende fare ricorso al Governo per quanto riguarda le ultime decisioni prese dal Ministro Corrado Clini in merito alla trivellazione delle isole Tremiti, una delle zone più belle d’Italia, per l’estrazione del petrolio. Gli ambientalisti sono già sul piede di guerra.
Il Ministro Clini, che tanto si è battuto per l‘Ilva di Taranto, è stato definito “Dr. Jekyll e Mr. Hyde” da Onofrio Introna, presidente del Consiglio Regionale per la sua scelta di autorizzare le trivellazioni alle Isole Tremiti. Clini ha dichiarato:
Abbiamo semplicemente applicato la legge vigente. E l’ok non è alla coltivazione di idrocarburi in Adriatico ma alle sole prospezioni con tecnica air-gun per capire cosa c’è nel sottosuolo.
Dopo l’arrivo della conferma della trivellazione, ambientalisti e la stessa Regione Puglia si sono subito fatti sentire. Francesco Tarantini di Legambiente dichiara:
L’autorizzazione alle prospezioni di Petroceltic priverebbe la Puglia del suo bene più prezioso: il mare. L’estrazione del petrolio al largo delle Tremiti è un progetto folle che ipoteca lo sviluppo futuro della nostra economia, fondata sull’uso sostenibile del mare, sul turismo e sulla pesca.
Già lo scorso giugno in effetti Legambiente si era scagliata contro il decreto, questi sono i dati dell’associazione che riguardano le trivellazioni in mare:
Nei mari del Belpaese, come risulta dal dossier nazionale di Legambiente Trivella Selvaggia, presentato in Puglia con la collaborazione di Goletta Verde, sono già attive 9 piattaforme di estrazione petrolifera ma, grazie ai colpi di spugna normativi dell’ultimo anno, si potrebbero aggiungere almeno altre 70 trivelle per una superficie di 30mila km di mare. Attualmente, 10.266 km2 di mare italiano sono oggetto di 19 permessi di ricerca petrolifera già rilasciati (gli ultimi due sono stati sbloccati il 15 giugno scorso nel tratto abruzzese di Adriatico di fronte la costa tra Vasto e Ortona); 17.644 km2 di mare minacciati da 41 richieste di ricerca petrolifera non ancora rilasciate ma in attesa di valutazione e autorizzazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. Tra aree già trivellate e quelle che a breve rischiano la stessa sorte, si tratta di circa 29.700 kmq di mare, una superficie più grande di quella della regione Sardegna.
Le proteste arrivano da più direzioni, ma ormai il decreto è stato approvato, non resta che vedere se l’opposizione e i vari ricorsi si riveleranno efficaci.
Foto: Isoletremiti.it