Dodici fabbriche nell’est della Cina sono state temporaneamente chiuse dopo delle rilevazioni che hanno diagnosticato la presenza di tassi di piombo anormalmente elevati in bambini che vivono in prossimità della zona industriale in cui sorgevano.
Le autorità locali hanno cercato di minizzare l’importanza di queste chiusure, che preoccupano una popolazione cinese sempre più inquieta di fronte alla degradazione del loro ambiente, e dei rischi per la salute legati ad una industrializzazione sfrenata.
Secondo un comunicato della municipalità di Jian, nella provincia dello Jiangxi – siamo come abbiamo detto nell’est della Cina -:
L’insieme delle dodici fabbriche, che trattano metalli, prodotti chimici e della carta riciclata sono state fermate per effettuare i necessari supplementi di indagine.
All’origine dell’affare, un tasso anormalmente elevato di piombo rilevato – circa un mese fa – nel sangue di un ragazzo che viveva accanto ad una zona industriale della città. Dopo la scoperta di livelli elevati di piombo in una quindicina di bambini, dei genitori inquieti hanno chiesto alle autorità di chiudere le fabbriche.
Il piombo, se è ingerito o inalato, può penetrare nel sistema sanguigno e bloccare la produzione di emoglobina che trasporta l’ossigeno agli organi. Un problema di fronte al quale i bambini sono particolarmente vulnerabili.
Cedendo davanti la pressione esercitata dai genitori, la municipalità di Jian ha dichiarato che non c’erano prove delle fughe di piombo che emanano dalla zona industriale, e sottolinea che le chiusure delle fabbriche erano solo un avvenimento temporaneo.
I movimenti di protesta contro le fabbriche inquinanti si sono recentemente moltiplicati in Cina, a volte con successo – ma non sempre…
Migliaia di persone, per esempio, hanno manifestato la settimana scorsa contro la costruzione di un complesso metallurgico che trattava dei metalli pesanti a Shifang, nel sud ovest del paese, causando l’abbandono di questo progetto che avevano un costo preventivato di 1,3 miliardi di euro.
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