Continuano le analisi dei ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – l’INGV – per individuare con la massima precisione le faglie su cui sono avvenuti i terremoti. Lavoro complesso che deriva dall’incrocio di dati geologici e sismologici, con le immagini della zona riprese dai satelliti italiani COSMO-SkyMed.
I ricercatori INGV hanno anche ideato diversi modelli fisico-matematici delle faglie che hanno causato tutte le scosse sismiche – ovvero delle simulazioni dei movimenti della crosta terrestre nei giorni dei terremoti.
Partendo dai modelli fisici matematici, e grazie all’ausilio di computer potenti sono state poi prodotte decine di migliaia di mappe di deformazione. L’ultimo passaggio è stato il confronto tra queste mappe e le deformazioni effettivamente registrate dalle foto satellitari.
Al termine di questa procedura complessa – difficile anche da spiegare con semplicità -, i ricercato hanno individuato un modello di faglia, quello che meglio riproduce i movimenti del terreno osservati.
Secondo questo modello, i due sismi di maggiore intensità, quelli avvenuti il 20 e il 29 Maggio, sono avvenuti su faglie diverse, che dovrebbero essere grossomodo parallele. Queste faglie, per chi non lo sa, sono dei piani di frattura lungo i quali scorrono due blocchi diversi di crosta terrestre. I piani di frattura si formano sempre o quasi a qualche centinaio di metri di profondità, e quindi non arrivano ad intersecare la superficie – per inciso un affioramento delle faglie in superficie porterebbe a danni enormemente maggiori nelle zone interessate dai sismi.
Le faglie studiate dai ricercatori dell’INGV corrispondono a strutture mappate in profondità già da anni attraverso studi geologici. Sono state generate dalla spinta dell’Appennino settentrionale verso le Alpi. E la conoscenza di dettaglio della posizione e delle caratteristiche delle faglie attive – ottenuta grazie ai diversi modelli fisico matematici immaginati – è un elemento fondamentale per generare mappe di pericolosità sismica sempre più precise.
Per chi vuole c’è anche un approfondimento audio del ricercatore Stefano Salvi sul satellite COSMO-SkyMed e su come si genera un modello di faglia.