Grossomodo novecento scariche dalla prima scossa avvenuta nella notte del 20 maggio – più le repliche della stessa portata di ieri, 5,8 gradi della scala Richter contro i 6,1 del 20 maggio. secondo il sismologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Alessandro Amato:
La zona più attiva è quella più occidentale, tra Modena, Moglia e Mirandola, ma si sta estendendo verso ovest.
La cosa più inquietante – oltre ai danni e ai morti ovviamente – è che il terremoto di ieri mattina potrebbe essere dovuto alla rottura di una nuova faglia. Questo sisma è accaduto nelle propaggini occidentali dell’arco – di ampiezza di una quarantina di chilometri – attivato dal sisma del 20 maggio.
Allora le magnitudo maggiori erano state registrate nella parte orientale. Questa situazione lascia pensare che siano attive contemporaneamente più faglie, e che quindi
possa esserci spazio per altri terremoti di grande entità
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Intanto si inizia a fare il punto sul modo in cui sono stati costruiti gli edifici in zona sismica. Come ironizza Marco Mucciarelli, docente di Sismologia Applicata presso la Facoltà di Ingegeria dell’Università della Basilicata
Sarebbe stato molto meglio se in questi ultimi anni si fossero fatti meno plastici di Cogne e si fosse prestata più aattenzione alla mappa dei rischi geologici. Dell’attività delle faglie in Emilia si sapeva dal 2000.
Solo qualche anno dopo – tra il 2003 ed il 2005 – è stata riclassificata la Pianura Padana, che è passata dall’essere una zona non sismica ad una con pericolosità di grado 3. Dal 2009, poi sarebbe entrato in vigore l’obbligo di costruire nell’area con criteri antisismici.
Ora urge un censimento per stabilire criteri di costruzione ed adeguare gli insediamenti industriali. Sembra che i capannoni industriali – quelli che hanno fatto il maggior numero di vittime a seguito delle scosse maggiori – siano stati costruiti senza tener conto delle norme antisismiche, e quindi andrebbero tutti adeguati in tempi certi. Sarà possibile?
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