In occasione dell’assemblea degli azionisti Enel, Greenpeace ha pubblicato delle anticipazioni relative ad uno studio – commissionato all’istituto indipendente di ricerca olandese SOMO – che ha cercato di determinare gli impatti ambientali, sanitari ed economici della produzione elettrica da carbone della maggiore azienda energetica del nostro paese.
Secondo l’associazione ambientalista il carbone targato Enel, avrebbe prodotto in Italia 336 morti nel 2009 in Italia, oltre a danni sanitari, ambientali ed economici valutabili in circa 1,8 miliardi di euro – la cifra è relativa allo stesso anno.
Come spiega Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace:
Se consideriamo che in quell’anno la centrale a carbone Enel di Civitavecchia non funzionava ancora a pieno regime, e guardiamo ai piani di espansione dell’azienda, con le centrali a carbone di Porto Tolle e Rossano Calabro, possiamo dire che questa macabra cifra potrebbe arrivare a sfiorare i 500 casi di morti premature l’anno in futuro.
Il calcolo delle morti provocate dall’inquinamento prodotto dalle centrali termoelettriche a carbone non è esagerato. Anzi. La ricerca si è limitata ad analizzare solo un numero ristretto di inquinanti ed emissioni, tralasciando gli impatti di tanti altri agenti, come il nichel, il cadmio, il mercurio, l’arsenico, il piombo o i materiali.
Secondo Andrea Boraschi, l’Enel conosce i dati anche degli altri inquinanti, ma
si guarda bene dal pubblicare nei suoi rapporti di sostenibilità ambientale.
L’obiettivo di un’iniziativa come questa è chiaro:
la scelta dell’azienda di continuare a puntare sul carbone, sabotando a più riprese il settore delle rinnovabili, appare ancora più sciagurata. Quando diciamo Enel, e pensiamo al primato industriale che l’azienda assegna al carbone, parliamo di circa mille morti in più all’anno e danni complessivi per circa 4,3 miliardi di euro in Europa. È evidente che occorre ridefinire drasticamente gli assetti industriali dell’azienda che è ancora, per il 30 per cento, in mano pubblica.
Un’ultima annotazione: Enel ha chiesto a Greenpeace oltre 1,6 milioni di euro per le azioni di protesta alle centrali a carbone effettuate dal 2006.
Rinaldo Sorgenti 2 Maggio 2012 il 16:18
Purtroppo, la disinformazione speculativa continua e confonde l’opinione pubblica.
Sarebbe utile se si tiene davvero alla salute ed all’ambiente, documentare quale sia l’impatto del FUMO DI SIGARETTE (non solo per i fumatori) per ma tutti noi, visto che le emissioni finiscono undubitabilmente in atmosfera e poco dopo ritornano indubitabilmente al suolo in termini di polveri sottili ed ultra sottili.
C’è stato proprio l’altro giorno un interessante esperimento comparativo tra quelle che sono le emissioni dei veicoli a motore (gasolio e benzina) e quelle del fumo di sigarette.
Numeri stravolgenti che se si vuole essere credibili bisognerebbe appunto approfondire ed affrontare, anzichè fare la guerra ad un fattore fondamentale per il benessere e lo sviluppo, come è appunto la produzione elettrica e la disponibilità di abbondante e programmabile elettricità per sostenere la competitività Paese e quindi l’occupazione ed ancora il benessere dei cittadini.