Periodo di brutte notizie. Ieri vi avevamo scritto della caccia alle foche finanziata dal governo canadese. Oggi ci tocca la storia del più vecchio parco nazionale africano – quello di Virunga, situato nella Repubblica Democratica del Congo.
a quanto sembra il governo locale ha rilasciato dei permessi di prospezione petrolifera all’interno del parco. Greenpeace ed il WWF, una volta venuti a conoscenza della notizia, si sono detti costernati per una tale misura e stimano che l’Europa debba urgentemente intensificare la pressione affinché le autorità del Congo facciano rispettare la legge e assicurino la protezione del parco.
Il parco di Virunga è stato creato nel 1925, si estende su 790.000 ettari – nella parte orientale del paese – e copre in parte le montagne Virunga, vicino al confine con Ruanda ed Uganda. Presenta una delle densità di popolazione più elevata dell’Africa, con più di 400 abitanti per km².
Il parco si distingue per la diversità degli habitat: dalla catena di vulcani attivi, alla steppa, alla savana, alle paludi, alla vegetazione afro-alpina e ai ghiacciai dei monti Rwenzori – le cui vette superano i 5.000 metri. Al suo interno trovano ospitalità migliaia di ippopotami, i gorilla di montagna, uccelli provenienti dalla Siberia…
Anche per questo il parco di Virunga è stato iscritto nel patrimonio mondiale dell’Unesco nel 1979. Chissà fino a quando resterà in questo elenco: nel giugno 2010, violando le leggi del suo paese – la legge del 22 agosto 1969 sulla conservazione della natura -, e le convenzioni internazionali – in particolare la Convenzione del patrimonio mondiale dell’Unesco -, il presidente congolese ha autorizzato attività di prospezione sull’85% del territorio del parco.
E nel settembre del 2011, la società SOCO International ha iniziato delle attività di esplorazione. Contro questa situazione si è espresso finora solo il ministro degli esteri belga Didier Reynders, che ha ricordato come l’estrazione del petrolio sia in conflitto con le legge congolese e con gli accordi internazionali.