La legislazione europea è troppo leggera con i pesticidi?

di Redazione 48 views2

Quando si parla degli effetti dei pesticidi, il dubbio deve valere a favore degli industriali che producono o dei consumatori che possono essere esposti a rischi per la loro salute? Il principio di precauzione stabilisce che le considerazioni sanitarie devono primeggiare. E questo principio è stato riconosciuto dalla direttiva europea 91/414/CEE: ogni prodotto fitosanitario, prima di essere venduto, deve ottenere un’autorizzazione a livello nazionale che comprenda una valutazione dei rischi che esso comporta per i consumatori e l’ambiente – che ovviamente devono essere contenuti ad un livello accettabile.

Secondo due Ong – l’associazione francese Générations Futures e la rete Pesticides Action Network (PAN) – questo principio non varrebbe per tutti. In un rapporto pubblicato recentemente denunciano come i produttori abbiano ottenuto negli ultimi quattro anni una seconda possibilità di omologazione per dei pesticidi con lacune a livello dei dati trasmessi o che

presentano dei pericoli e che avrebbero dovuto essere ritirati.

I problemi deriverebbero soprattutto da un regolamento europeo del 2008, valido fino al 2012, prevede che, per ottenere la ri-sottomissione della loro omologazione, i produttori devono prima accettare il “ritiro volontario” dei loro pesticidi dal mercato. Tuttavia questi beneficiano infine di un periodo di libero accesso al mercato, il tempo di esaminare i dossier, secondo le ONG.

Il regolamento ha un testo complesso, secondo Générations Futures, che è stato scritto dal Comitato permanente della catena alimentare, un gruppo che riunisce rappresentanti della Commissione Europea e degli stati membri dell’Unione Europea – e aggiungerei io con la costante presenza di lobbysti.

Le ONG chiedono l’annullamento delle
omologazioni non conformi alla direttiva del 1991.
Générations Futures aggiunge poi che gli industriali hanno fatto largo uso delle nuove regole deponendo almeno 87 dossier di ri-omologazione. In questo modo sono riusciti a paralizzare completamente completamente il sistema di valutazione della direzione generale salute e consumatori all’Unione Europea e dell’EFS – l’Autorità Europea di Sicurezza Alimentare per tre anni almeno. Un’ultima annotazione: 64 degli 87 prodotti di cui è stata richiesta la riomologazione hanno ottenuto semaforo verde.

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