Oggi Greenpeace presenta il rapporto Fukushima, un anno dopo commissionato ad un gruppo di esperti indipendenti. Per l’occasione l’associazione ambientalista ha pubblicato anche un reportage su Repubblica su quanto non abbiamo appreso dal disastro giapponese.
Sul nucleare tante cose non tornano. Come i conti delle multinazionali che lo sfruttano in tutto il mondo: l’Areva ha i conti in rosso, mentre la Siemens ha deciso di dedicarsi ad altri affari visto che le prospettive del settore non sembrano essere convincenti.
E poi ci sono i calcoli sui rischi collegati. Ufficialmente, visti i 400 reattori in funzioni sulla Terra, secondo il peggiore degli scenari dei cosidetti esperti, un evento come la fusione del nocciolo dovrebbe avvenire solo una volta ogni due secoli e mezzo.
Sarà la legge di Murphy, ma queste previsioni sono state smentite dai fatti, visto che sono avvenute tre fusioni in circa trentadue anni: oltre a Chernobyl e Fukushima, bisogna ricordare anche l’incidente di Three Mile Island nel 1979.
Ancora una volta vengono messi sotto accusa i soccorsi: il giorno dopo l’incidente, il governo in una conferenza stampa affermava che non c’erano state significative emissioni di radioattività, e che chi si trovava a più di 20 chilometri era al sicuro.
Due settimane dopo il governo ha chiesto a chi si trovava tra i venti e i trenta chilometri dalla centrale di lasciare volontariamente la propria casa – e ad aprile in alcune zone la zona evacuata ha raggiu. Infine, ad aprile, l’evacuazione è stata portata in alcune zone fino ai 50 chilometri dalla centrale.
Si tratta di centinaia di migliaia di persone. Nessuna di loro ha ricevuto un indennizzo dopo che ha perso tutto ed è stata esposta a radiazioni che potrebbero causare terribili conseguenze sulla loro salute.
Il Giappone è uno dei tre Paesi al mondo che considera l’impresa che gestisce un impianto nucleare come responsabile dei danni causati da un incidente. Ma la Tepco – l’azienda che gestisce l’impianto di fukushima – finora ha pagato solo 3,8 miliardi di dollari: il danno per questa catastrofe sono 20-100 volte superiori.