L’anidride carbonica negli oceani colpisce il cervello dei pesci

di Redazione 87 views0

L’aumento delle emissioni di diossido di carbonio causato dall’uomo può colpire il cervello e i centri nervosi dei pesci marini, e minacciare la loro sopravvivenza. E’ questo il risultato principale di uno studio australiano pubblicato in questi giorni.

Le concentrazioni di CO2 negli oceani previsto per la fine di questo secolo interferirà con le capacità dei pesci di ascoltare, sentire, girarsi in acqua e scappare ai loro predatori.

Questo studio è stato realizzato dal Centro di eccellenza per lo studio dei coralli, sotto l’egida del Consiglio australiano di ricerca. I suoi ricercatori hanno testato per anni le attitudini dei giovani pesci che vivono tra i coralli, in acque di mare contenenti degli alti livelli di anidride carbonica.

Ed è praticamente sicuro che registrino una perturbazione notevole del loro sistema nervoso centrale, e questo diminuisce le loro possibilità di sopravvivenza
ha dichiarato Phillip Munday, uno degli scienziati della squadra.

Una forte concentrazione di biossido di carbonio nell’acqua di mare perturba un ricettore chiave del cervello dei pesci, aggiunge questo studio pubblicato nel giornale Nature Climate Change. Questa perturbazione provoca dei cambiamenti nel comportamento dei pesci e nelle loro capacità sensoriali.

Abbiamo scoperto che un tasso elevato di anidride carbonica nell’acqua può interferire direttamente nel funzionamento della neurotrasmissione nei pesci, e ciò rappresenta una minaccia diretta e finora sconosciuta nella vita marina

ha dichiarato il professor Munday.

In occasione degli esperimenti, i ricercatori hanno constatato che i piccoli dei pesci soffrivano per questo perturbazioni più dei loro predatori.

I nostri lavori mostrano che l’odorato dei piccoli di pesce era colpito da un aumento del biossido di carbonio nell’acqua, avevano più problemi a trovare la barriera corallina o a sentire l’odore di un pesce predatore

ha aggiunto.

Sono state colpite anche le branchie. I pesci perdevano il loro istinto nel cambiare direzione, e girare a destra o sinistra, un fattore cruciale quando si muovono in gruppo. Phillip Munday ha sottolineato come ogni anno si dissolva nei mari qualcosa come 2,3 miliardi di tonnellate di CO2, un impatto considerevole che provoca un cambiamento chimico nella composizione dell’ambiente marino.

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