In Francia le eco-industrie rappresentavano nel 2009 1,1 milioni di impieghi, per un giro di affari complessivo di 64,4 miliardi di euro – equivalente al 2,5% del PIL francese. Numeri limitati ma in crescita che mostrano come in Francia – a differenza dell’Italia – sia presente ancora un’azione politica in grado di sviluppare in modo organico le industrie verdi.
Si prevede per esempio lo sviluppo di una dozzina di azioni faro che associno dei partner pubblici e privati per favorire la crescita delle eco-industrie. Per esempio è prevista la creazione di una o più federazioni professionali che strutturino le filiere verdi. Da qui all’estate verranno raggruppate una ventina di imprese che si dedicano alla preservazione ed allo sviluppo della biodiversità nell’Unione professionale del Genio ecologico.
Rientrano in questa filiera la preservazione ed il ripristino degli ecosistemi in progetti d’infrastrutture. Rientrano in questa filiera uffici studi, imprese che sappiano lavorare in ambienti naturali senza lasciare segni, fornitori di materiali… Tra 150 e 200 piccole e medie imprese francesi possono rientrarvi. Il giro d’affari per questo settore è stimato in 2 miliardi di dollari nel 2012 – che diventeranno tre nel 2020. Un mercato che crescerà anche per la crescente regolamentazione nel campo della gestione dell’acqua e della preservazione delle risorse naturali.
Altre misure previste: l’identificazione dei mercati più promettenti in campo internazionale e l’aiuto alla strutturazione di un’offerta francese per la città sostenibile, o ancora l’inserimento di una serie di clausole ambientali negli acquisti della cosa pubblica, e la firma di un patto che impegni i grandi gruppi a rafforzare le loro relazioni con le piccole e medie imprese nel campo specifico delle eco-industrie.
Due altre misure riguardano ugualmente la filiera specifica alla valorizzazione industriale dei rifiuti di cui una mira a intensificare la lotta contro le discariche abusive e i traffici associati, mentre l’altra punta alla promozione dell’integrazione del riciclo delle materie prime nella domanda pubblica.
Altre misure riguardano lo sviluppo della filiera delle costruzioni a basso impatto ambientale. Sono previste l’elaborazione di una carta d’impegni “per una mutazione della filiera delle costruzioni” che promuova procedure innovatrici nell’edilizia, e la crezione di un’etichetta verde che mostrerà il diverso livello di qualità ambientale e sanitario della costruzione attraverso un numero diverso di stelle.
Fondi pubblici verranno destinati a progetti di esplorazione geotermica e a produzioni di biocarburanti – per ora solo a livello di test, oltre alle misure prese per lo sviluppo dell’industria eolica in mare aperto. Non so voi cosa ne pensiate, ma io vorrei che la politica italiana prendesse esempio da quella francese…
Photo Credit | Thinkstock