In questi giorni mi sono imbattuto nel video in testa al post. Non sapevo se il messaggio del video fosse veritiero oppure no. Non conosco perfettamente l’inglese e non sono un esperto sulla contraffazione, per cui non potevo stabilire se i documenti dello Stato del Virginia presenti sul sito PETA kills animals fossero veri o falsi.
L’accusa mi sembrava verosimile, e infatti facendo qualche altra ricerca ho scoperto un articolo di The Telegraph in cui membri dell’organizzazione ammettono tranquillamente il programma di eutanasia di animali, nascondendosi dietro la scusa che sarebbero tutti in cattive condizioni.
Difficile da affermare visto che eutanizza in media il 90% degli animali che gli vengono affidati – e questo si traduce in oltre 21.000 animali uccisi tra il 1998 ed il 2010. E poi ci sono le testimonianze: Dave Shishkoff del gruppo di pressione Friends of Animals ha visto destinare all’eutanasia animali che sembravano perfettamente sani nel periodo che ha lavorato per la PETA – era il 1991.
Secondo questo attivista
Peta ha una definizione perversa di eutanasia che apparentemente richiede che ogni animale con il minimo disagio venga ucciso.
Critiche che Daphna Nachminovitch – un dirigente della PETA – respinge:
Se la gente ci ha contatta per animali che vogliono dare in adozione, noi in genere li dirigiamo verso altre agenzie.
E prosegue
Gli animali che finiscono con noi sono i cani che hanno vissuto tutta la vita in catena, non sono mai stati toccati da esseri umani, quelli totalmente incapaci di socializzare, o che hanno ferite terribili.
Per questo su un blog dell’organizzazione sarebbe apparso un post dal titolo Perché noi eutanizziamo corredato da foto di animali in terribili condizioni.
Non so come la pensiate voi, ma io credo che non ci si possa nascondere dietro il fatto che le organizzazioni anti-PETA sarebbero finanziate da imprese alimentari o del tabacco, o mostrando qualche foto. Con un budget superiore ai trenta milioni di dollari, non sarebbe difficile distrarne una parte – per fare un paio di campagne mediatiche in meno – e destinarla alla creazione di centri destinati ad accogliere gli animali.
In alternativa la PETA potrebbe utilizzare le decine di migliaia di indirizzi di posta delle mailing list dell’associazione per trovare casa a qualcuno degli animali affidati.
Ciò non toglie che continuerò a utilizzare video della PETA perché obiettivamente sono fatti bene.
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