I dati sono un po’ vecchiotti, lo ammetto. Fino al 2008, l’industria del bioetanolo brasiliano aveva creato un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro. Ovviamente da allora il settore è continuato a crescere aumentando ancora il numero degli occupati – mentre indirettamente il settore impiega 4 milioni e mezzo di lavoratori.
Secondo la rivista della World Bioenergy Association, questo biocarburante ha anche positive ricadute sociali, perché avrebbe offerto la possibilità di aumentare il reddito a molti piccoli agricoltori che vivono in zone semi-aride, permettendo loro di far fronte in maniera più efficace al fabbisogno alimentare delle loro famiglie.
Insomma per combattere la fame nel mondo non occorre solo produrre più cibo, o distribuirlo meglio, ma anche che la popolazione povera abbia i soldi per acquistarlo.
Un’ultima annotazione: l’industria delle bioenergie non rappresenta una minaccia per la sicurezza alimentare – almeno in Brasile -: riguarda solo il 2% dei terreni seminativi.