In occasione del settimo forum internazionale dell’ambiente e dello sviluppo della Cina, il viceministro della protezione dell’ambiente Zhou Jian ha annunciato ufficialmente che verranno rivisti i limiti delle emissioni inquinanti nei settori industriali chiave.
Si attende la promulgazione di nuove e più severe norme riguardanti la qualità dell’aria, dell’acqua, dei terreni – si cercherà di colpire persino l’inquinamento sonoro.
Contemporaneamente verranno lanciate delle campagne speciali riguardanti i principali problemi ambientali che si trova ad affrontare la popolazione cinese.
Tra i problemi urgenti da affrontare – ha sottolineato Zhou Jian – ci sono l’inquinamento dell’acqua potabile e il trattamento dei rifiuti.
Al di là degli annunci, appare evidente che il governo di Pechino abbia deciso di essere molto più attento sulle questioni ambientali.
Nei prossimi cinque anni il Dragone investirà la bellezza di 450 miliardi di dollari in campo ambientale – verranno spesi per, ad esempio, costruire 4.000 impianti di trattamento delle acque reflue – e verranno introdotto tre tasse per le le aziende: una carbon tax per chi supera i livelli di emissioni di carbonio, una green tax, per chi inquina di più ed una resource tax, imposta del 5% sulle risorse naturali.
La questione delle emissioni di gas ad effetto serra è stata affrontata dal ministro cinese della scienza e della tecnologia Wan Gang, in occasione della quarta riunione ministeriale del Forum sulla cattura e sequestro della CO2 – CSLF – : ha assicurato che la Cina si sarebbe impegnata insieme agli altri paesi nello sviluppo di tecnologie per la cattura e il sequesto del carbonio.
Una strategia complessa pensata per raggiungere gli obiettivi impegnativi che il governo ha fissato per la Repubblica Popolare: una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2020, una discesa del 16% del consumo energetico per ogni dollaro di output, ed infine una diminuzione del consumo d’acqua del 7% entro il 2011.