CLAMER è l’acronimo di Climate Change Impacts on the Marine Environment – ovvero impatti del cambiamento climatico sull’ambiente marino -, e si tratta di un progetto europeo promosso da diciassette istituti oceanografici provenienti da una decina di paesi diversi.
in uno studio apparso recentemente ha denunciato i rapidissimi mutamenti causati dai cambiamenti climatici. Secondo Carlo Heip, direttore Generale del Royal Netherlands Institute for Sea Research:
il cambiamento è chiaramente visibile ed è molto più veloce di quanto pensassimo.
Nell’ultimo quarto di secolo, è aumentata la temperatura dei mari e si ridotto lo spessore del ghiaccio artico. L’innalzamento del livello del mare insieme ai venti che soffiano con più forza ha portato ad aumentare l’erosione delle coste europee di un 15%.
L’aumento delle temperature delle acque negli ultimi anni è dieci volte più veloce della media osservata nel Ventesimo secolo. Si arriva ad immaginare un aumento del livello del mare tra i 60 e i 190 centrimenti in alcune coste inglesi entro la fine di questo secolo.
Risultano particolarmente colpite le coste italiane: cinque milioni di metri quadri di spiagge sono già andate perdute. Se ci pensiamo bene rappresenta un danno enorme per un paese – come il nostro – a forte vocazione turistica.
Una perdita enorme che ha soprattutto cause umane: il boom edilizio e l’assenza di vincoli sul territorio ci ha fatto perdere gran parte del sistema di dune che proteggevano le nostre coste.
L’effetto è che il sistema costiero italiano fatica ad affrontare i cambiamenti del clima durante l’anno, o gli spostamenti della linea della riva, ed è sempre più minacciato di erosione anche in zone che si pensavano non soggette a questo male.
In Salento, ci sono spiagge di sabbia inghiottite dal mare, scogliere a rischio di crollo. La provincia di Lecce detiene il triste record italiano in questo campo: il 25% delle sue coste – 200 chiloemtri – è soggetto ad erosione.