La Dominion Resources – una delle maggiori imprese in campo energetico della Virginia – ha annunciato la chiusura entro il 2016 delle sue centrali termoelettriche a carbone più vecchie e inquinanti – quelle di Chesapeake e Yorktown.
Un annuncio che arriva a pochi giorni di distanza dall’annuncio di un’altra azienda del settore – la GenOn Energy – della graduale dismissione di un’altra centrale con le stesse caratteristiche: la Potomac Generating Station.
Gli ambientalisti a stelle e strisce hanno esultato dopo i due annunci, ma a guadagnarci non sono solo loro, ma tutti noi: basti pensare che la sola centrale di Chesapeake ogni anno emette nell’atmosfera più di 3 milioni di tonnellate di anidride carbonica, senza considerare tutte le sostanza inquinante e lo smog.
Secondo Mary Anne Hitt del Sierra Club:
è il momento di allontanarsi da fonti di energia sporche e pericolose.
Il ritiro di queste due centrali salverà i dollari dei contribuenti necessari per puntellare due impianti vecchi e sporchi, darà ai bambini la possibilità di avere aria pulita e di un ambiente più respirabile Questa decisione è una vittoria per la salute delle famiglie della Virginia.
Gli fa eco Glen Besa – un altro esponente del Sierra Club – che non nasconde alcuni punti oscuri:
Siamo delusi dal fatto che la Dominion non abbia assunto un fermo impegno a favore dello sviluppo dell’energia eolica e solare in Virginia.
Così facendo si potrebbe
riqualificare la forza lavoro e creare nuovi impieghi, soprattutto con l’energia pulita che potremmo realizzare, ad esempio, con l’eolico offshore.
Ovviamente la guerra contro le centrali a carbone continua – negli Stati uniti come nel resto del mondo. La sezione statunitense di Greenpeace ha lanciato un appello affinché i cittadini partecipino ad alcune commissioni comunali – di Cincinnati – sulle public utilities per testimoniare gli effetti sulla loro salute delle centrali a carbone. L’obiettivo è quello di modificare le scelte di un’altra multi utility, la Duke Energy, che continua a mantenere in vita le sue vecchie centrali termoelettriche a carbone.