Se prima ce la si cavava con una pena pecuniaria, ora danneggiare l’ambiente e recare danno a specie protette – siano esse animali o vegetali – diventa reato penale in Italia. Vietato dunque toccare orsi, cicogne, linci ma anche piante rare (quelle inserite nelle liste rosse) o danneggiare habitat particolarmente vulnerabili.
Il Consiglio dei Ministri ha infatti recepito due direttive comunitarie che indicano di ”incriminare comportamenti fortemente pericolosi per l’ambiente”. Si passa dunque dalla responsabilità civile a quella penale.
LE FATTISPECIE DI REATO
D’ora in poi verranno sanzionate le persone che uccideranno, distruggeranno, preleveranno o possiederanno al di fuori dei casi consentiti esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette e chi distrugge o deteriora in modo significativo un habita all’interno di un sito protetto.
LE ZONE DI PROTEZIONE
Le aree protette in Italia sono 871, per una superficie di 3 milioni di ettari su terra e 27 aree protette marine per 296mila ettari. Le zone umide protette sono 53, per 59mila ettari.
58 mila sono invece le specie animali protette nei nostri Parchi, oltre a 5.600 specie vegetali a rischio.
LE CRITICHE DELLE ASSOCIAZIONI
Tuttavia, le associazioni ambientaliste e animaliste si sono già espresse in modo critico: Legambiente fa sapere che sono solo due le fattispecie incriminatorie introdotte, ovvero le direttive sono state interpretate in modo molto blando che fanno così perdere d’efficacia la normativa, a scapito della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Anche il WWF si dice scettico: nonostante i buoni principi contenuti nelle norme, dicono, poi le stesse non vengono fatte applicare. Chi andrà a sanzionare gli escursionisti che vanno a disturbare le aquile vicino ai loro nidi – si chiedono?