I pannelli fotovoltaici a film sottile sono una delle tecnologie su cui si punta per aumentare la competitività e la flessibilità d’uso della tecnologia fotovoltaica. Richiedono infatti una minore quantità di silicio e sono più economici rispetto ai pannelli di silicio cristallino. Al momento, però, hanno lo svantaggio di una minore e incostante efficienza energetica. Ora, una nuova tecnica di realizzazione dei film sottili per i pannelli fotovoltaici, sviluppata dall’Istituto di fisica dell’Accademia delle scienze della Repubblica Ceca, in collaborazione con la società svizzera Oerlikon Solar, promette di dare un grosso contributo alla soluzione di questo probelma.
Una maggiore capacità di assorbimento
“Le celle solari a film sottile hanno uno spessore minimo: 1 micron (cioè 1 millesimo di millimetro) nel caso del silicio microcristallino, fra i 2 e i 3 decimi di micron quelle a silicio amorfo. In pratica sono strutture bidimensionali, ma questo riduce la loro efficienza“, ha spiegato Milan Vanecek, capo del gruppo di ricerca ceco. Le nuove celle invece, anche se a film sottile, sono più spesse, con una struttura tridimensionale, e perciò hanno una maggiore capacità di assorbimento della luce solare: in pratica sono più efficienti.
Un sottilissimo strato di ossido di zinco nanostrutturato
Per arrivare a questo risultato gli studiosi hanno realizzato le celle dei pannelli fotovoltaici utilizzando un sottilissimo substrato di ossido di zinco nanostrutturato, su cui sono stati deposti strati di silicio per mezzo di una tecnica già usata per la realizzazione di dispositivi a cristalli liquidi. “Il nostro approccio si è dimostrato efficace, e può raggiungere un’efficienza compresa fra il 12% e il 16%: cioè valori paragonabili a quelli delle celle fotovoltaiche a silicio multicristallino, che attualmente sono preponderanti nella produzione industriale di pannelli solari”, ha aggiunto Vanecek, che ha concluso: “In più, le nostre celle sono sensibilmente più economiche: questo aspetto potrà lanciarle per una produzione su scala industriale”.
Fonte: La Stampa.