Gli impianti eolici offshore conosceranno un autentico boom nei prossimi anni. Lo sostiene una studio realizzato da Pike Research, secondo il quale la capacità eolica offshore aumenterà di 17 volte nei prossimi 6 anni, passando dagli attuali 4.100 MW a 70.000 MW entro il 2017. L’espansione dell’eolico offshore rappresenta per molti aspetti un’evoluzione naturale dell’industria eolica, considerando che i migliori siti terrestri in Europa sono oramai già sfruttati e che quelli rimanenti presentano con maggiori costi di sviluppo. Per contro le migliori risorse eoliche in assoluto, sul pianeta, si trovano in mare aperto e molto spesso in acque poco profonde a pochi kilometri da reti elettriche già esistenti.
Maggiore capacità eolica
L’Europa, che già guida il settore, confermerà la sua leadership. In particolare, il principale protagonista del mercato sarà il Regno Unito che già oggi vanta la maggiore capacità eolica installata in mare. Tuttavia si assisterà ad un notevole rafforzamento della Germania, dove solo nei giorni scorsi è entrata in servizio la prima centrale offshore commerciale (40 MW), ma che ha in fase di realizzazione ambiziosi programmi di sviluppo. Fuori dall’Europa i mercati più dinamici sono quello cinese e del Nord America.
Turbine di maggior potenza
In particolare ci si aspetta che USA (dove non è in esercizio nemmeno un impianto offshore, e uno solo è già stato approvato, al largo della costa del Massachusetts) investano massicciamente nel settore, con realizzazioni tanto davanti alle coste atlantiche, quanto nell’offshore interno, cioè nelle acque dei Grandi Laghi. L’espansione di questo mercato richiederà tuttavia che siano affrontate una serie di sfide, a cominciare dal fatto che il costo di generazione dell’energia eolica offshore è superiore di 2-3 volte rispetto a quello dell’energia ottenuta dagli impianti a terra. Per vincere questa sfida si sta puntando soprattutto su turbine di maggiore potenza allo scopo di ottenere maggiori economie di scala. Per rendere davvero competitivo il settore occorrerà tuttavia impegnarsi per ridurre i costi di installazione e di manutenzione nelle più severe condizioni marine.
Fonte: La Stampa