L’esplosione verificatasi nella centrale nucleare giapponese di Fukushima, a seguito del disastroso terremoto, ha riacceso in Italia il diabattito politico sul ricorso all’energia nucleare. Una discussione che non è piaciuta al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che si è detta “preoccupata per la situazione in Giappone ma allo stesso tempo indignata per la polemica sul programma nucleare in Italia che ritengo strumentale e macabra“.
Ha spiegato a tal proposito la Prestigiacomo: “E’ difficile fare valutazioni esaustive e approfondite in corso d’opera, ma dalle ultime notizie che arrivano da Tokyo e alla luce delle considerazioni di molti esperti, si può sperare che l’impatto dei problemi verificatisi negli impianti nucleari sarà contenuto, e verosimilmente marginale rispetto al complesso dei danni causati dall’inaudita violenza dell’evento sismico e dello tsunami“.
Il programma nucleare italiano
Quanto alla polemica sul programma nucleare italiano, “la trovo immancabile e di pessimo gusto dinanzi alle distruzioni, alle oltre mille vittime già accertate e alle migliaia di dispersi“. In ogni caso, il capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati Fabrizio Cicchitto ha assicurato che “sul nucleare, la posizione resta quella che è, non si può cambiare ogni volta; anche perché – ha spiegato – per altro verso noi abbiamo problemi non da poco se guardiamo al mondo che ci circonda in modo più ristretto“.
I rischi del nucleare
Sul fronte delle opposizioni, l’esponente del Partito democratico Ermete Realacci, responsabile del Pd per la green economy, non ha nascosto che “le notizie che arrivano dal Giappone dell’esplosione del reattore della centrale di Fukushima gettano nell’angoscia. Sarebbe drammatico se alla sciagura del terremoto e dello tsunami si unisse anche il rischio di un disastro nucleare. Quanto sta accadendo in queste ore la dice lunga sui rischi che ancora esistono sugli impianti nucleari“.
Pro e contro
Di diverso parere il leader dell’Udc Pierferdinando Casini: “Sul nucleare, la mia idea è quella di sempre: sono favorevole e vorrei che il governo passasse dalle parole ai fatti, se no a forza di declamare fra dieci anni saremo ancora qui a discutere. Naturalmente – ha aggiunto – il problema del Giappone è molto più complesso e riguarda la difesa del suolo e del nostro pianeta che tutti i giorni noi rispettiamo. La questione ambientale è una questione di cui tutti ci dobbiamo fare carico“.
Ma per il fondatore di Italia dei valori Antonio Di Pietro, “quel che è successo in Giappone dimostra che buttare via tanti soldi per fare 13 centrali nucleari e per ottenere un’energia che si può ottenere anche con risorse alternative è rischiosissimo per la salute dell’ambiente e per l’umanità. Perché quando arriva un terremoto di tale intensità, si va tutti al Creatore…“.
Rivedere le politiche energetiche
Dal suo canto, il leader di Sel Nichi Vendola, presidente della Puglia, ha chiesto che “il governo nazionale, per senso del decoro e per il principio della realtà, ritiri immediatamente la propria opzione nuclearista, tornando a discutere con le Regioni ma anche con il mondo accademico, con l’intellettualità, con l’ambientalismo sul modello possibile di politica energetica. Il nucleare – ha proseguito – vede ferito a morte un ingrediente fondamentale della sua narrazione: la leggenda della sicurezza. Quel fumo radiattivo è un’ipoteca drammatica non solo sui territori del Giappone ma sulla vita della specie umana sul Pianeta. Chiedo con forza che il governo e il Parlamento blocchino l’opzione nuclearista nel nostro Paese“.
La sicurezza delle rinnovabili
Il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli, replicando al ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, ha definito “macabre non le polemiche ma le radiazioni che stanno contaminando i cittadini giapponesi. Macabre sono le centrali nucleari che il governo vuole costruire in Italia. Macabre sono le bugie sulle sicurezza delle centrali che fino ad oggi hanno raccontato agli italiani. Macabro è il nucleare“.
Il fondatore del Movimento per le autonomie Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia, ha ricordato di aver fatto “la scelta di puntare sul piccolo fotovoltaico e di tagliare con l’eolico. Il grande fotovoltaico e l’eolico vogliono dire centinaia di milioni di euro di investimenti dove si può annidare il malaffare, la corruzione e la mafia. Aver puntato sul piccolo fotovoltaico, che non interessa nessun grande costruttore e nessun grande investitore, serve al portafoglio dei siciliani. Il governo nazionale la smetta di disincentivarlo, forse illudendosi di puntare sul nucleare“.
Le conseguenze delle radiazioni sulla popolazione
Passando ai movimenti ambientalisti, Greenpeace ha ricordato che “qualunque rilascio di radioattività nell’atmosfera pone rischi per la popolazione dell’area interessata. Il fatto che il reattore nucleare di Fukushima stia rilasciando radioattività in conseguenza di una fusione del nocciolo, o che sia stato deliberatamente deciso di rilasciare gas radioattivi in atmosfera, significa comunque che tutte le protezioni fisiche che avrebbero dovuto isolare la radioattività dall’ambiente hanno fallito“.
Per il responsabile della campagna nucleare di Greenpeace international Jan Beranek, “una persona può assorbire in una sola ora una quantità di radioattivitò pari alla dose massima prevista per un anno. Quanti altri casi come questo sono necessari per far comprendere che i reattori nucleari sono intrinsecamente insicuri? – si è chiesto – L’industria nucleare ci racconta che fatti di questo genere non possono più succedere nei reattori moderni e invece oggi il Giappone è nel pieno di una crisi nucleare con conseguenze potenzialmente devastanti“.
D’accordo anche il Wwf, secondo cui “l’unico nucleare sicuro è quello che non c’è. Oggi più che mai il mondo non ha bisogno di correre gli enormi rischi nucleari” E in una nota si è detto “vicino alla popolazione giapponese che, dopo il catastrofico sisma e lo tsunami, deve ora affrontare la tragedia della probabile fusione del nocciolo di una centrale e di una vasta esplosione“, stigmatizzando il fatto che “la tendenza odierna sia di prolungare l’età dei reattori nucleari in esercizio per passare al governo successivo la ‘patata bollente’ degli enormi costi dello smantellamento e delle scorie“.