Non c’é molta differenza tra nord e sud del mondo quando si guarda al numero dei disatri naturali. Ma la disparità aumenta a favore del sud quando si calcolano gli impatti. Eppure nella classifica sono in testa Cina e Usa, sia per i danni economici che per il numero di eventi. Questo quanto emerge dal convegno sull’economia delle calamità naturali e la riduzione degli impatti organizzato dal Centro Euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc), e iniziato oggi a Venezia.
Le catastrofi naturali
Secondo Carlo Carraro, direttore scientifico del Cmcc e della Fondazione Eni Enrico Mattei, le catastrofi naturali sono state “particolarmente intense nel corso del 2010”. Proprio dalle serie storiche, afferma Carraro, emerge infatti che gli eventi sono “innegabilmente crescenti” mentre gli impatti a livello globale sono “decrescenti”, sia per il numero di morti che per le conseguenze delle malattie. A ben vedere, osserva l’esperto del Cmcc, tra nord e sud del mondo il numero di fenomeni è più o meno lo stesso, ma alle latitudini meridionali del globo “le catastrofi ambientali sono ancora delle catastrofi”.
La quantificazione dei danni
Quantificare i danni è un’operazione difficile: è possibile farla, per esempio, calcolando “i premi pagati dalle assicurazioni”, oppure “le infrastrutture distrutte”. Ma quello che diventa una cifra, dice Carraro, è “il prezzo delle cose e non il valore delle attività”, e sicuramente “non quello di una vita umana”. Delle calamità naturali, però, si possono però moderare gli impatti attraverso misure preventive, come, per esempio, la capacità della società di reagire all’evento, e di adattarsi ai cambiamenti climatici.
In ogni caso, dai dati – che andrebbero rapportati alla popolazione – le prime nazioni per danni economici sono Cina, Usa, Russia, e Indonesia. E nella classifica per numero di eventi, si ritrovano sempre nei primi posti Cina e Usa.