Un business che nel 2010 ha superato il tetto dei 2 miliardi di euro, triplicando il fatturato in appena 2 anni in barba alla crisi che incalza. Un eldorado fatto di creme, mascara, profumi, ombretti e tutto ciò che farebbe la felicità di ogni donna. Ma rigorosamente halal, ovvero lecito, concesso a chi segue i dettami della fede islamica. D’obbligo, ad esempio, il divieto di carne di maiale o derivati e, naturalmente, il bando all’alcol. A tavola e non solo. Mutuato dalle prescrizioni alimentari religiose, il termine halal indica infatti tutto ciò che è ingeribile, ma anche iniettabile o che può penetrare nel corpo attraverso i pori della pelle. Inclusi i cosmetici, dunque, la cui correttezza dei processi di lavorazione e degli ingredienti utilizzati è cruciale per il fedele musulmano. ‘Paletti’ che, buttando un occhio ai numeri, fanno fruttare milioni di dollari alle aziende che decidono di attenersi alle leggi della sharia nei processi di lavorazione. E l’Italia, per fortuna, non sta ferma a guardare.
I cosmetici halal
“Nel 2010 – spiega all’ADNKRONOS SALUTE Gian Andrea Positano, direttore Centro studi di Unipro, l’Associazione delle imprese che operano nel settore della cosmetica – il business per le nostre aziende si è attestato sui 180 milioni di euro“. Un settore di nicchia, dunque, ma che promette molto bene, “con un tasso di crescita rispetto all’anno precedente – fa notare Positano – del 7-8%“. Dunque significativamente più alto del comparto nel suo insieme (+1%).
Halal made in Italy
Del resto persino il Governo italiano è sceso in campo per sostenere il ‘made in Italy’ nella sfida halal, con una Convenzione interministeriale siglata nel giugno scorso a supporto del progetto ‘Halal Italia’. Si tratta di un’iniziativa che conta sul gioco di squadra dei dicasteri degli Esteri, della Salute e delle Politiche agricole, e che intende sostenere un marchio italiano che certificherà la conformità alle leggi coraniche dei prodotti made in Italy dei settori alimentari, cosmetico e farmaceutico.
Come sono i prodotti halal
Per non essere haram, ovvero tassativamente proibiti dalla sharia, i prodotti halal “non devono contenere sostanze derivate dal maiale o da animali leciti ma non macellati ritualmente – spiega all’ADNKRONOS SALUTE Anna Maria Tiozzo, consulente di certificazioni religiose e marketing islamico – non devono contenere etanolo, sostanze intossicanti o pericolose o materie prime sottoposte a irraggiamento. Devono, infine, essere privi di ogm, anche se su questo punto abbiamo opinioni diverse nelle 4 scuole giuridiche islamiche“.
Ingredienti sicuri
“Nell’analizzare la formula di un cosmetico – prosegue Tiozzo – l’ente di certificazione avrà perciò cura di indagare la presenza o l’origine di collagene, gelatine, stearati, glicerine, vitamine, coloranti, conservanti e così via, contenenti sostanze haram o ottenuti mediante estrazione o diluizione alcolica eccetera“. Regole che, grazie all’assenza di ingredienti di origine animale a favore di estratti vegetali, “finiscono per attrarre – spiega l’esperta – anche le consumatrici vegetariane, chi è sensibile ai diritti degli animali o chi soffre di particolari allergie“. Nonchè, più semplicemente, “chi è particolarmente attento agli acquisti e preferisce optare per prodotti più che controllati“.
I musulmani nel mondo
Ma al di là dei consumatori dell’ultimo minuto, che pure sono in evidente crescita, si stima che gli islamici nel mondo, dunque i potenziali consumatori, “siano circa 2 miliardi – fa i conti Tiozzo – cioè un quarto della popolazione mondiale. Solo una piccola parte di essi vive negli Stati arabi propriamente detti, gli altri sono distribuiti in Africa, America, Indonesia, Cina, Russia, ecc“. La loro crescita appare poi “veloce ed esponenziale: +140% dal 2005 ad oggi“.
Il mercato interno di cosmetici halal
Un segmento di mercato, dunque, non proprio di nicchia per le aziende esportatrici. Tanto più che anche il mercato interno mostra numeri che fanno ben sperare: sono 20 milioni di musulmani in Europa, quasi 2 mln solo in Italia. “Il mercato della cosmetica halal – conferma l’esperta – sta vivendo un momento di forte sviluppo, trainato da Paesi islamici e non. La Malesia, paese attivo da trenta anni nella produzione di cosmetici halal, ha istituito nel 2007 un hub commerciale a Dubai, con un incremento delle vendite di questi prodotti del 25% rispetto al 5% di quelli non certificati. Ma anche Paesi come Francia e Inghilterra cavalcano il trend da anni“.
Mentre per quanto riguarda l’Italia, “siamo partiti in ritardo rispetto ad altri Paesi – ammette Tiozzo – ma il mercato sta crescendo rapidamente“.
Angela 27 Febbraio 2011 il 14:13
le aziende cosmetiche certificate Halal in Italia si trovano sul portale dell’Ente certificatore Halal in Italia “Halal Italy” (www.halalitaly.org). Non sono riuscito a trovarne altre. Chiedo gentilmente a chi conosce altre aziende Italiane certificate Halal di indicarcele.
Grazie.