Area attrezzata Ponte del Diavolo -parte prima-

di Redazione 1.441 views1

 L’area attrezzata Ponte del Diavolo si estende per circa 30 ettari, è stata inserita nel sistema dei Parchi Regionali con la legge della Regione Piemonte n. 27 del 14 giugno 1993 che, unitamente alla Zona di Salvaguardia della Stura di Lanzo, la integra al Parco regionale La Mandria, già istituito nel 1978, per tutelare l’ambiente e la biodiversità, le caratteristiche naturali, paesaggistiche e storiche dell’area anche mediante interventi di riqualificazione ambientale; conservare gli aspetti culturali ed architettonici presenti nel luogo, garantendone il recupero e la valorizzazione; salvaguardare gli elementi geologici presenti con particolare riferimento alle formazioni denominate “marmitte dei giganti” e organizzare il territorio per la fruizione a fini ricreativi, didattici e culturali.

A pochi chilometri da Torino
Tali funzioni di tutela e valorizzazione dell’ambiente e della biodiversità sono affidate all’Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo, il cui Consiglio Direttivo è integrato con un rappresentante del Comune di Lanzo Torinese.
I fianchi aspri e scoscesi del Monte Basso e del Buriasco, spaccati e scavati nelle lontanissime ere geologiche dall’impeto della Stura, offrono, a pochi chilometri da Torino, un frammento di paesaggio alpestre dove natura e impegno umano hanno creato, in breve spazio, un ambiente di notevole interesse paesaggistico, scientifico, architettonico e storico di intensa suggestione, tanto che anche la fantasia ne ha tratto alimento per leggende di vario tipo.

Un torrente pluvio glaciale
La Stura è un torrente pluvio glaciale, percorre le valli per una lunghezza di circa 62 chilometri e sfocia nel Po, a Torino, poco oltre il Regio Parco. La Stura nel tratto di raccordo territoriale tra quest’area e il Parco La Mandria, è un’area protetta, in particolare al fine di migliorarne le condizioni idrobiologiche e di proteggerla da fattori inquinanti per tutelare l’ambiente e la biodiversità.

Il Ponte del Diavolo
Uno dei punti di maggior interesse dell’area protetta è un ponte medievale il Ponte del Roch detto Ponte del Diavolo che fu costruito nel 1378. Il Ponte del Diavolo unisce il monte Basso e il monte Buriasco, in una stretta gola con le pareti a precipizio, scavate nei tempi preistorici dalla Stura, che formava un ampio lago nella piana di Germagnano. Il ponte di eccezionale valore architettonico e storico, di circa 37 metri di gittata, motivo ancora oggi di ammirazione e di studio è costituito da un solo arco gotico, lungo m. 65, largo m. 2,27 e alto m. 15: ha una gittata di circa m. 37, a schiena d’asino.

Lo zoccolo del maligno
La fantasia popolare si sbizzarrì a creare leggende intorno all’ardita costruzione, tanto da attribuirla al diavolo. C’è chi scorge, al capo del ponte presso la cappella di S. Rocco, l’impronta lasciata dallo zoccolo del maligno che, terminata l’opera, l’avrebbe valicata con un solo grande passo.

Le marmitte dei giganti
Nei tempi antichissimi il Monte Basso e il Monte Buriasco erano uniti. Alle loro spalle, si stendeva un ampio lago in cui confluivano le acque dai monti. Esse riuscirono lentamente ad aprirsi un varco nel baluardo di roccia e terra. I segni dell’erosione sono incisi nelle rocce immediatamente a monte del Ponte del Diavolo, in riva sinistra. Sono le cosiddette “marmitte dei giganti”, fenomeni geomorfologici risalenti all’era quaternaria. Sono visibili subito a monte del Ponte del Diavolo dietro la cappella di San Rocco.

Ramine o pentole
Le marmitte più piccole si trovano dietro la cappella mentre la “marmitta grande” è ancora in parte immersa nell’acqua e soggetta ad un attivo processo di erosione meccanica dovuto ai moti vorticosi causati dal restringimento della gola e dall’azione dei ciottoli fluviali e dalla sabbia nei periodi di piena. La fantasia popolare le ha denominate “ramine” o pentole, favoleggiando che servissero ai giganti o al diavolo per cuocervi la minestra.

Per maggiori informazioni visitate i siti web: Parks.it e Parco Regionale La Mandria.

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