Parco dell’Etna -parte terza-

di Redazione 170 views0

 L’universo vegetale dell’Etna si presenta caratterizzato da un insieme di fattori tra i quali ha un ruolo predominante la natura vulcanica della montagna. La flora del Parco dell’Etna, estremamente varia e ricca, condiziona il paesaggio offrendo continui e repentini mutamenti; ciò dipende dalla diversa compattezza e dal continuo rimaneggiamento del substrato ad opera delle colate laviche che si succedono nel tempo, nonché dal variare delle temperature e delle precipitazioni in relazione all’altitudine ed all’esposizione dei versanti. Partendo dai piani di altitudini più basse, dove un tempo erano le foreste di leccio, ora si trovano vigneti, noccioleti, boschi di querce, pometi e castagni. Intorno ed anche oltre i 2.000 metri troviamo il faggio che, in Sicilia, raggiunge il suo limite meridionale e la betulla che è considerata dalla maggior parte degli autori un’entità endemica.
Oltre la vegetazione boschiva il paesaggio dell’Etna si modifica ed è caratterizzato da formazioni pulviniformi di astragalo che offrono riparo ad altre piante della montagna etnea quali il senecio, la viola e il cerastio. Al di sopra del limite dell’astragalo, tra i 2.450 ed i 3.000 metri solo pochissimi elementi riescono a sopravvivere alle condizioni ambientali dell’alta montagna etnea. Al di sopra di queste quote e sino alla sommità si stende il deserto vulcanico dove nessuna forma vegetale riesce a mantenersi in vita.

La ricchezza del suolo vulcanico
Fin da epoche remote la ricchezza del suolo vulcanico ha permesso alle popolazioni etnee di vivere di agricoltura e allevamento in perfetta armonia con l’ambiente e la biodiversità locali per quanto è permesso dall’antropizzazione armonica di un territorio. Paesaggi agricoli sorprendenti e multiformi sono incastonati fra boschi e colate laviche, formando così un mosaico ambientale di rara bellezza.

Un’impronta profonda
La presenza millenaria dell’uomo sul vulcano ha lasciato un’impronta profonda: monumentali opere di terrazzamento, magazzini, palmenti, cantine costellano le pendici della montagna. Pertanto il mantenimento e il recupero dell’agricoltura svolta in sintonia con le esigenze di tutela di ambiente e biodiversità, diventano strumento efficace per il mantenimento di una parte importante del paesaggio etneo. In questo contesto, il Parco dell’Etna guarda con particolare attenzione all’agricoltura biologica, metodo di coltivazione capace di offrire prodotti sani nel rispetto dell’ambiente, della biodiversità e della salute degli agricoltori.

Una vocazione agricola
Oggi vigneti, oliveti, pistacchieti, noccioleti e frutteti circondano il vulcano testimoniando una vocazione agricola del territorio ampiamente diffusa e caratterizzata dalla presenza di varietà locali particolarmente interessanti. La ricchezza della varietà delle specie coltivate sull’Etna è un patrimonio di biodiversità da tutelare e diffondere per mantenere un’eredità importante che può diventare la nota distintiva dell’agricoltura del Parco.

Produzione di vino
Il particolare microclima del comprensorio etneo ha caratterizzato la coltura della vite e la produzione di vino sin dall’antichità. Le popolazioni etnee devono alla vite e al vino una parte determinante della propria civiltà. Le vigne etnee, nel tempo, hanno subito numerose e profonde trasformazioni e sono divenute un elemento caratterizzante del paesaggio antropico. La viticoltura etnea, essendo di collina e di montagna, si sviluppa su terreni sistemati a “terrazze” di piccola e media larghezza. Generalmente, all’interno dei vigneti, si trovano manufatti rurali che possono comprendere “palmenti” (parte del fabbricato destinato alla lavorazione delle uve) e cantine.

Per maggiori informazioni visitate il sito web del Parco dell’Etna e Parks.it.

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