Mentre nella sponda Sud del Mediterraneo esplodono le contraddizioni del nostro modello di sviluppo, e la Fao lancia l’allarme sull’aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime alimentari per colpa di speculazioni, cambiamenti climatici e concentrazione dei mercati, si è aperto a Dakar, in Senegal, con la tradizionale marcia inaugurale, il Forum Sociale Mondiale che fino all’11 febbraio concentrerà i propri lavori sulle risposte della società civile internazionale ad alcuni dei problemi che ipotecano il nostro futuro.
Il Forum torna in Africa a tre anni dall’edizione celebrata a Nairobi nel 2007. Migliaia tra le attività autorganizzate, gli incontri, i dibattiti e le iniziative proposte da centinaia di organizzazioni della società civile che lavorano ad un ‘altro mondo possibile’. Tra 20 mila e 60 mila i partecipanti attesi per questa 11esima edizione del Forum, in programma fino all’11 febbraio, nel Campus della Università Cheikh Anta Diop della capitale senegalese.
Chi partecipa al World Social Forum 2011
Molte le personalità attese all’evento, quali l’ex presidente del Brasile, Ignacio Lula Da Silva, Martine Aubry prima segretaria del Partito socialista francese, il presidente della Bolivia Evo Morales e Ségole’ne Royal, ex candidata alla presidenza francese. Fitto il calendario di iniziative: ogni giorno circa 300 diverse attività si svolgeranno tra panel, conferenze e workshop dove i partecipanti scambieranno le proprie esperienze, reti e migliori pratiche. In questo stesso spazio verrà ospitato, inoltre, l’Accampamento internazionale dei Giovani. L’Isola di Gorée, a 3 km de Dakar (20 minuti in traghetto), sarà la sede di diverse attività simboliche: questa piccola ‘isola della memoria’, simbolo della tratta degli schiavi africani, ospiterà anche riunioni più piccole e interne.
Le carovane
Non solo. Per moltiplicare la presenza, visibilizzare le attività e sensibilizzare la popolazione africana sulla presenza del Forum nel continente, sono state organizzate diverse ‘carovane’, partite nei giorni scorsi da paesi vicini, per arrivare a Dakar in concomitanza con l’inizio del Forum. Fra queste una carovana di ciclisti italiani in arrivo da Bamako, capitale del Mali; quella dei movimenti sociali e di diverse associazioni di migranti che si uniranno a Cotonoù per arrivare insieme a Dakar, dopo un tragitto di due settimane; la carovana organizzata dai Forum sociali locali partita dalla Nigeria, alla quale si sono aggiunti attivisti di Benin, Togo e altri Paesi, e quelle autorganizzate provenienti dal Niger e dal Maghreb.
Il Forum mondiale di Teologia e Liberazione
Insieme al Forum Sociale Mondiale, torna in Africa anche il Forum mondiale di Teologia e Liberazione (Fmtl), ma non più parallelamente al Forum, come nelle tre edizioni precedenti (2005 a Porto Alegre, 2007 a Nairobi e 2009 a Belém), bensì direttamente al suo interno. Al Fmtl, parteciperà un gruppo di circa 80 teologi di differenti tradizioni e regioni del mondo, allo scopo di offrire un contributo alla discussione in termini di “relazione tra spiritualità ed etica a partire dal dialogo tra tradizioni religiose e pratiche sociali”.
World Social Forum 2011
Il Forum africano si propone di affrontare “le quattro dimensioni – sociale, geopolitica, ambientale e ideologica – della crisi strutturale della globalizzazione capitalista“, spiegano gli organizzatori. La crisi sociale verrà affrontata partendo dalle diseguaglianze, la povertà, le discriminazioni. La crisi geopolitica, invece, sarà al centro di un confronto sulle guerre e i conflitti in corso, sull’accesso critico alle materie prime, sull’ascesa di nuove potenze sullo scacchiere internazionale. Della crisi ambientale si parlerà affrontando i cambiamenti climatici, l’esaurimento di risorse naturali essenziali come l’acqua, l’accaparramento delle terre, la desertificazione e la perdita di biodiversità. La crisi di idealità si rivelerà evidente nell’ideologizzazione del tema della sicurezza, l’attacco alle libertà e alla democrazia, alla cultura, alla socienza e alla modernità.
L’Africa, un continente dissanguato
Il Forum si concentrerà, inoltre, su molte questioni relative alla crisi e al modello di sviluppo dominante che hanno stretti riferimenti al contesto africano. L’Africa è un laboratorio e un punto d’osservazione privilegiato della situazione globale. L’Africa – sostengono gli organizzatori del Forum – non è povera, è stata dissanguata; non è emarginata, è stata messa all’angolo. E’ essenziale per l’equilibrio economico ed ecologico delle materie prime e delle risorse naturali e umane mondiali, che tuttavia vengono messe a rischio dai paesi del Nord e da quelli emergenti, con la complicità attiva di alcuni leader africani.
La decolonizzazione
Al centro del Forum anche le tematiche della “decolonizzazione come processo storico incompiuto“, del rischio di “una nuova stagione di decolonizzazione e dell’indebolimento delle potenze coloniali europee” e delle “molte contraddizioni economiche e geopolitiche tra Nord e Sud”. Si parlerà, ad esempio, di diaspora e di migrazioni come questioni strutturali legate alla globalizzazione, dei diritti e delle condizioni e dei migranti. Sarà rivolto uno sguardo specifico all’estensione e ai profitti legati alla vecchia e nuova tratta degli schiavi, che di recente sta provocando una nuova diaspora economica e culturale. Questioni che verranno inquadrate all’interno dell’evoluzione delle istituzioni e dei negoziati politico-commerciali internazionali.
Gli equilibri ecologici e le migrazioni
Si farà poi riferimento a temi che necessitano di una prospettiva di regolazione globale, quali l’equilibrio ecologico, i conflitti e le guerre riconducibili a migrazioni e diaspora. E ancora: le relazioni Sud-Sud. “Una delle caratteristiche più sorprendenti del XX secolo – sostengono gli organizzatori – è stata l’emergenza del Sud come attore importante nello scacchiere globale. Negli ultimi anni abbiamo visto alcuni Paesi mutare la propria posizione nella divisione internazionale del lavoro verso una nuova configurazione economica e politica all’interno dell’espansione del capitalismo mondiale. Oltre 100 milioni di persone in Asia e in America Latina hanno adottato un modello di produzione e consumo che era caratteristico del Nord del mondo, e reclamano una sempre maggiore fetta della ricchezza globale per le proprie opportunità economiche“.
Le nuove potenze del Sud
“Molti Paesi del Sud ora sono potenze che costituiscono una parte importante e visibile del capitalismo mondiale. Queste nuove nazioni senza dubbio contribuiranno ad una maggiore circolazione di persone in tutto il mondo. Questo nuovo sviluppo, concludono – contiene anche nuove forme di diseguaglianza economica, politica e sociale nate all’interno di questi stessi Paesi, nell’emisfero Sud e nel mondo. Allo stesso tempo i vincoli tra Africa e altre regioni del mondo si sono rafforzate. L’Africa si è trasformata in uno spazio importante di relazioni Nord-Sud per quello che riguarda l’apertura e l’acquisizione di nuovi mercati, l’accesso alle risorse naturali e le relazioni politiche internazionali”.