Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia -parte quarta-

di Redazione 64 views0

 La morte della città di Populonia è ricordata da versi struggenti che il poeta Rutilio Namaziano le dedica in occasione di un suo viaggio lungo costa all’inizio del V secolo d.C.
Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia ospita anche dei resti di epoca medievale. L’archeologia sta ancora indagando la dissoluzione dell’antica città nel paesaggio medievale, ma nella collina posta di fronte all’acropoli sono proprio gli scavi a restituire i resti di un monastero benedettino per secoli rimasto nascosto fra i boschi.
La sua fondazione risale all’XI secolo, quando la fondazione di monasteri e castelli costituiva un passaggio chiave per l’affermazione delle signorie locali. Lo scavo ha messo in evidenza una prima fase edilizia, precedente la fondazione del monastero stesso, costituita da una piccola cappella, sulla quale poi si imposta la chiesa più ampia. Al centro del monastero era un ampio chiostro su cui si affacciavano i diversi edifici e la torre. I resti scultorei indicano che le decorazioni del chiostro e della chiesa dovettero essere numerose e preziose.

Il macigno e la panchina
L’area fu a lungo frequentata anche dopo l’abbandono del monastero, come indica il cimitero che si estende intorno alla chiesa.
Dal punto di vista geologico il Parco Archeologico di Baratti e Populonia, è dominato dalle formazioni del macigno e della panchina. La vegetazione nell’insieme si presenta abbastanza omogenea per la predominanza del bosco mediterraneo; tuttavia conserva, in alcune sue parti, importanti testimonianze floristiche tipiche di climi passati, diversi dall’attuale.

Due tipi di rocce sedimentarie
Nel Parco Archeologico di Baratti e Populonia affiorano essenzialmente due tipi di rocce sedimentarie, il macigno e la panchina, formatesi rispettivamente circa 30 milioni e 150.000 anni fa. Entrambe sono tipiche di ambienti marini. La prima si è deposta in zone di mare profondo, relativamente distanti dalla costa, la seconda rappresenta un sedimento costiero di mare poco profondo.
Il macigno, relativamente più resistente alle alte temperature, veniva impiegato per la realizzazione dei forni fusori.
La panchina, data la facilità con cui poteva essere estratta e lavorata, rappresentava il materiale costruttivo più utilizzato.

Per maggiori informazioni visitate il sito web del Parco Archeologico di Baratti e Populonia.

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