Le forme più note, come Metriorhynchus, sono vissute tra il Giurassico medio e superiore e raggiungevano una lunghezza di tre metri. Tra le altre forme ben note, da ricordare Geosaurus, i cui resti fossili includono esemplari perfettamente conservati, e Dakosaurus, stranamente dotato di un muso corto e dai denti robustissimi. L’ultima forma ben nota, Enaliosuchus, risale al Cretaceo inferiore, circa 120 milioni di anni fa. Il Neptunidraco ammoniticus era diverso dai coccodrilli di oggi: era un animale marino, e non semi-acquatico, e probabilmente saliva sulla terraferma ben di rado. Era lungo circa 4 metri, con un corpo di forma idrodinamica e una coda più simile alla pinna di uno squalo che alla coda di un coccodrillo.
Si sospetta inoltre che il Neptunidraco ammoniticus fosse dotato di pinne. “Era così ben adattato alla vita marina che gli era impossibile sopravvivere fuori dall’acqua” spiega Andrea Cau, co-autore della ricerca e paleontologo dell’Università di Bologna. “Per certi versi, era più simile ad un delfino che ad un coccodrillo“. Come delfini e balene, infatti, il Neptunidraco ammoniticus doveva risalire in superficie per respirare e come le tartarughe marine, avrebbe avuto la necessità di muoversi sulla terraferma una volta l’anno per deporre le uova.
Nuovo antenato di coccodrillo
La scoperta di questo nuovo antenato di coccodrillo non soltanto amplia la famiglia dei Metriorhynchidae, ma apre il campo a chissà quante scoperte che, per un motivo o l’altro, sono ancora nascoste nei musei di tutto il mondo. “Questo è solo un esemplare nel nostro museo, e abbiamo un milione di esemplari” spiega Federico Fanti, geologo del Museo Geologico Giovanni Cappellini in cui era custodita una delle lastre calcaree. “Il potenziale per nuove scoperte è enorme“.
Valorizzare la scoperta
Il Museo Geologico Giovanni Capellini sta ora vagliando diverse ipotesi per valorizzare al meglio questa scoperta, sia dal punto di vista scientifico, sia da quello museale. Grazie alla collaborazione con il paleoartista Davide Bonadonna, è stato possibile realizzare un modello tridimensionale assolutamente fedele e in scala con gli elementi ossei preservati. Per il 2011, è in fase di progettazione una mostra dedicata al Neptunidraco ammoniticus e ad altri importanti reperti rinvenuti nell’area perimediterranea.
Lo studio di Neptunidraco è stato di recente pubblicato sulla rivista Gondwana Research Cau, A., and Fanti, F. in press: The oldest known metriorhynchid crocodylian from the Middle Jurassic of North-eastern Italy: Neptunidraco ammoniticus gen. et sp. nov. Gondwana Research doi:10.1016/j.gr.2010.07.007