Malgrado i recenti successi ottenuti a Cincinnati, il programma di riproduzione in cattività è rimasto controverso. I suoi sostenitori sostengono che gli zoo hanno aiutato i progetti di conservazione studiando le abitudini riproduttive della specie, rendendo manifesta al pubblico la sua situazione, istruendo i visitatori e donando risorse finanziarie alle associazioni ambientaliste di Sumatra. Secondo gli oppositori, invece, le perdite sono state troppo grandi: il programma è stato troppo costoso e la rimozione di rinoceronti dal loro habitat, seppur temporanea, avrebbe alterato il loro ruolo ecologico; inoltre, essi sostengono che il tasso riproduttivo degli esemplari in cattività non sarà mai elevato quanto quello degli ospiti di un’area naturale ben protetta.
Oltre che per i pochi individui ospitati negli zoo e raffigurati sui libri, il rinoceronte di Sumatra è rimasto poco noto al grande pubblico, essendo stato superato dai più comuni rinoceronti indiani, neri e bianchi. Recentemente, tuttavia, riprese di questa creatura effettuate nel suo habitat naturale e nei centri di riproduzione hanno fatto la loro comparsa in alcuni documentari naturalistici. Le riprese più lunghe possono essere viste nel documentario della “Asia Geographic The Littlest Rhino”. Il rinoceronte di Sumatra fa la sua comparsa anche in “The Forgotten Rhino della Natural History New Zealand”, un documentario del 2001 del cameran Alain Compost, di sede in Indonesia, che però mostra essenzialmente il rinoceronte di Giava e quello indiano.
Le trappole fotografiche degli ambientalisti
Anche se la sua presenza era documentata da escrementi e tracce, le prime immagini di un rinoceronte del Borneo risalgono all’aprile del 2006, quando le trappole fotografiche degli ambientalisti catturarono un adulto in perfetta salute nelle giungle del Sabah, nel Borneo malese. Il 24 aprile 2007 venne annunciato che le fotocamere avevano ripreso anche il primo video mai fatto di un rinoceronte del Borneo in natura. La ripresa, effettuata di notte, mostra un esemplare che mangia, scruta tra il fogliame della giungla e annusa la fotocamera.
Il monitoraggio
Il World Wildlife Fund, a cui si devono le riprese, utilizzò il filmato allo scopo di convincere i governanti locali a fare dell’area una zona per la conservazione dei rinoceronti. Da allora il monitoraggio del rinoceronte di Sumatra è continuato, grazie all’installazione di cinquanta nuove fotocamere, e nel febbraio del 2010 è stata ripresa anche una femmina gravida. “Un rarissimo rinoceronte di Sumatra gravido catturato dalle fotocamere”. The Telegraph. 21 aprile 2010.
I cacciatori coloniali
Tra la metà del XIX secolo e gli inizi del XX i naturalisti e i cacciatori coloniali raccolsero un gran numero di leggende sul rinoceronte di Sumatra. In passato, in Myanmar era molto diffusa la credenza che il rinoceronte di Sumatra mangiasse il fuoco. Le leggende raccontano di rinoceronti mangiafuoco che seguono le scie di fumo fino alla loro origine, quasi sempre fuochi degli accampamenti, attaccando i villaggi. Sembre nello stesso Paese si riteneva che il periodo migliore per cacciare questo animale fosse verso i primi di luglio, quando i rinoceronti si riunivano sotto la luna piena. In Malaysia si diceva che il corno del rinoceronte era cavo e che poteva essere usato come una sorta di boccaglio per respirare aria e schizzare acqua. In Malaysia e a Sumatra un tempo si credeva che il rinoceronte perdesse il suo corno ogni anno e che lo seppellisse sottoterra. In Borneo, si diceva che il rinoceronte avesse strane abitudini carnivore: dopo aver defecato in un torrente si voltava e mangiava i pesci che aveva stordito con i suoi escrementi.