Posidonia oceanica -parte seconda-

di Redazione 157 views0

 Le posidonie sono in grado di assorbire i nutrienti anche per via fogliare. Spesso le piante vivono in un substrato soggetto all’anossia (mancanza di ossigeno). Per questo motivo le radici, oltre ad assicurare l’ancoraggio e l’assorbimento delle sostanze nutritive, fungono da riserva di ossigeno, prodotto per fotosintesi dalle foglie e trasportato dal parenchima aerifero.
Spesso le piante di posidonia vivono in un substrato soggetto all’anossia (mancanza di ossigeno). Per questo motivo le radici, oltre ad assicurare l’ancoraggio e l’assorbimento delle sostanze nutritive, fungono da riserva di ossigeno, prodotto per fotosintesi dalle foglie e trasportato dal parenchima aerifero.
Come tutte le Fanerogame marine, anche la Posidonia oceanica si è evoluta da Angiosperme che vivevano nella zona intertidale, al confine tra la terra e il mare, e che erano quindi in grado di sopportare brevi periodi di immersione in acqua. Quando l’impollinazione da anemofila è diventata idrofila, le piante hanno completamente abbandonato la terraferma.

Abbattimento della diversità genetica
I primi fossili di posidonia (Posidonia cretacea) risalgono al Cretaceo, circa 120 milioni di anni fa, mentre nell’Eocene, 30 milioni di anni fa, fece la sua comparsa la Posidonia parisiensis. La crisi di salinità del Messiniano, avvenuta circa 6 milioni di anni fa nel Mediterraneo, ha provocato un abbattimento della diversità genetica nella posidonia. Mentre prima esistevano sia ceppi in grado di vivere in condizioni locali di alta salinità sia ceppi capaci di vivere in bacini a salinità bassa, dopo la crisi questi ultimi sono scomparsi e sono stati selezionati solo quelli capaci di vivere a salinità elevate.

Le “palle” marroni sulle spiagge
Un segnale inequivocabile dell’esistenza di una prateria di posidonia è la presenza di masse di foglie in decomposizione sulla spiaggia antistante. Per quanto possano essere fastidiose hanno una notevole rilevanza nella protezione delle spiagge dall’erosione.
Sulle spiagge si trovano inoltre, e soprattutto in inverno, delle “palle” marroni formate da fibre di posidonia aggregate dal moto ondoso e dette egagropili.

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