Regali di Natale senza soldi: in tempi di crisi torna di moda il baratto

di Redazione 96 views0

 C’è chi lo chiama baratto o chi lo traduce con il termine inglese ‘swap’ che sembra più glamour, ma il risultato è lo stesso: torna di moda il caro vecchio scambio per i vestiti. E spopolano le boutique e i party dedicati. Niente capi lisi o pellicce fuori moda, si trovano soprattutto capi d’abbigliamento firmati o del passato sì, ma che hanno fatto un’epoca. Nati sulla scia di quelli di New York, che hanno avuto successo con star del calibro di Gwyneth Paltrow e Victoria Beckham, stanno prendendo sempre più piede nel nostro Paese. Un’idea che è piaciuta all’ex presidente della Camera, oggi giornalista e conduttrice televisiva, Irene Pivetti. “E’ bello pensare – spiega a Ign, testata online dell’Adnkronos – che un oggetto può vivere a lungo. Che venga riutilizzato e abbia una seconda vita“. “Non sono la classica malata di shopping – continua –, ma mi lascio tentare qualche volta dall’acquisto per mia figlia Ludovica. Anche lei ha preso dalla mamma. Ama poco andare per negozi“.

Le boutique del baratto
Da Nord a Sud è impossibile contare le boutique del baratto. “Si viene da noi – spiega Chiara Bettelli, fondatrice dell’Atelier del Riciclo di Milano a Ign, testata online dell’Adnkronos – con capi d’abbigliamento o accessori. Non è necessario che siano firmati, basta che siano belli. Il criterio di accettazione è infatti quello del gusto. Abbiamo uno stilista che si occupa di sovrintendere l’intera attività“. Chi porterà gli oggetti li vedrà suddivisi a seconda del loro valore ed esposti. Dopodiché riceverà dei buoni con cui scegliere abiti, presentati da altre persone. Per poter scambiare nell’Atelier del Riciclo bisogna però essere abbonati. “Si paga un abbonamento – dice la fondatrice Bettelli –. Le tipologie sono differenti. Si parte da uno base mensile di 50 euro, ma se ti iscrivi per più mesi paghi meno“. A entrare in queste boutique sono soprattutto le donne. “ – aggiunge – le nostre clienti sono al femminile. Pochissimi gli uomini. In gran parte si tratta dei mariti“.

Gli Swap Party
Per “trovare poi l’abito perfetto per l’ultimo dell’anno a costo zero“, basta andare a uno ‘Swap party’. “Si paga il biglietto d’ingresso di dieci euro – dice la bolognese Tamara Nocco a Ign, testata online dell’Adnkronos – per partecipare a uno dei tanti ‘Swap party’ che organizziamo sempre più spesso. E’ una festa, dove i partecipanti possono portare dei capi di abbigliamento e scambiarli con altri, ma non è l’unica mia attività. Nel 2007 ho aperto un piccolo negozietto perché ho vissuto in America, dove sin dagli anni Novanta il baratto andava di gran moda. Adesso siamo andati sul web. Niente più boutique, ma una bella community che scambia vestiti online. Abbiamo anche il nostro angolino extralusso. Abbiamo avuto un bellissimo cappottino di pitone anni Settanta del valore di circa 2mila euro. E poi certo organizziamo feste come quella di domani. Per il futuro? Immagino un settore solo per gli abiti da bambini“.

Si tenne
Non si baratta, ma si vende e si compra se si vuole nel negozio ‘Si tenne’ in piazza Dante nel quartiere Esquilino nella capitale. “Il nome? Viene dalla parodia della nobile fiorentina di Sabina Guzzanti – spiega Agnese Spezzaferro a Ign, testata online dell’Adnkronos – che diceva appunto ‘Si tenne” ossia ‘alla fine l’abbiamo tenuto’. Nel negozio usiamo la formula del conto vendita. Ci portano i capi d’abbigliamento, li valutiamo e, se riusciamo a venderli, diamo la metà della cifra alla nostra cliente che, se vuole, può acquistare nel nostro negozio. Ma se non le piace nulla, può anche tornare a casa con un po’ di soldini che di questi tempi fanno comodo. Da settembre poi abbiamo avuto molta più gente che veniva da noi perché aveva bisogno di arrotondare“. A differenza dello swap, ossia del baratto, si può quindi anche scegliere di vendere e “monetizzare”.

Un modo per aiutare il bilancio familiare
Ci sono alcune straniere che vengono spesso – rivela –. Da quello che ho capito di lavoro fanno le colf e, quando dalle loro datrici di lavoro hanno in regalo capi di vestiario passano da noi. Sono molto carine e probabilmente con quanto riescono a tirar su, aiutano il bilancio familiare“.
Da ‘Si tenne’ ci sono capi “che hanno fatto un’epoca”, racconta Agnese Spezzaferro, come un “delizioso abitino nero anni Trenta“. D’altra parte, conclude, “ogni vestito ha una storia e, quando ne vedo uno del passato, mi viene da pensare a quella ragazza che, indossandolo tanti anni fa, si è emozionata“.

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