Il vertice Onu di Cancun sui cambiamenti climatici ha chiuso i battenti e dopo 2 settimane di trattative il documento di compromesso è stato approvato. Rispetto al precedente summit di Copenaghen, il testo è stato interpretato da più parti come “un primo passo importante” ma la soddisfazione non è di tutti. “Mi sembra un accordo di basso livello che ha soddisfatto tutti perché le aspettative erano ancora più basse, ma di fatto lascia sul terreno tutti i problemi” commenta all’ADNKRONOS il direttore energia e ambiente dell’Istituto Bruno Leoni, Carlo Stagnaro. Le differenze con il vertice di Copenhagen, dunque, stanno nelle aspettative.
Gli accordi al ribasso
“Da Copenaghen tutti si aspettavano uscisse il nuovo protocollo di Kyoto, ed invece è arrivato un accordo al ribasso. Da Cancun invece è uscito sempre un altro accordo a ribasso ma è di più di quello che ci si aspettava“. In particolare per il ‘pacchetto bilanciato’ approvato a Cancun, il Protocollo di Kyoto deve continuare dopo la sua scadenza naturale del 2012 ma per l’economista “non c’è chiarezza: manca un reale accordo internazionale su quali debbano essere gli obiettivi e su come debbano essere raggiunti”.
Le politiche ambientali non cambiano
Nel testo inoltre, vengono sollecitati ‘profondi tagli’ alle emissioni di Co2 responsabili del riscaldamento globale. Dopo 10 anni, dunque, “si continua sempre sulla stessa strada: obiettivi vincolanti, riduzione delle emissioni e data di scadenza relativamente vicina”. Una decisione che non “prende atto delle difficoltà già sperimentate”. Purtroppo “c’è stata la paura di ammettere un fallimento che esiste comunque nei fatti”.
Meno emissioni, meno crescita economica
Per il direttore dell’Istituto Bruno Leoni i problemi dell’approccio passato riguardavano obiettivi troppo rigidi che guardavano ad un solo indicatore: le emissioni totali. “Come abbiamo visto durante la recessione, l’unico modo per ridurre le emissioni nel breve termine è di ridurre la crescita economica”. Per Stagnaro invece “bisogna concentrarsi sull’innovazione tecnologica. Questo perché occorre porsi nella condizione di avere una tecnologia sufficientemente efficiente e sostenibile che consenta di ridurre strutturalmente le emissioni”.
Puntare sull’innovazione tecnologica
In sostanza serve un altro obiettivo. Ad esempio, “si potrebbe prendere in considerazione l’intensità carbonica, ossia, il rapporto delle emissioni per unità di prodotto interno lordo e cercare di ridurla perché è una misura del livello tecnologico che viene utilizzato. Concentrarsi su questo livello vuol dire non vincolare la crescita economica ma cercare di trovare strumenti che incentivino l’innovazione tecnologica”.