Circa cento tigri ogni anno sono vittima del commercio illegale di prodotti derivati, spesso impiegati in medicine “tradizionali” o per motivi decorativi. E’ questa una stima che emerge dall’ultimo rapporto della rete Traffic, il programma congiunto di Wwf e Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), secondo cui fra gennaio del 2000 e aprile del 2010 sono stati effettuati fra i 1.069 e i 1.220 sequestri di “parti” di tigri, in 11 dei 13 paesi dove abitano questi animali, con una media fra i 104 e i 119 animali l’anno.
I Paesi con maggior contrabbando
Nella top ten di questo bollettino di guerra, sono India, Cina e Nepal a guidare la classifica. Di fatto, in natura le tigri sono in declino: un secolo fa c’erano 100mila esemplari, mentre oggi si stima siano appena 3.200. Il rapporto esce alla vigilia di un Forum internazionale sulla tigre, che si terrà a San Pietroburgo dal 21 al 24 novembre. “Considerando che metà delle tigri del mondo abita in India – afferma Pauline Verheij, del programma congiunto Traffic-Wwf e autrice del rapporto – non sorprende che sia questo il paese dove sono stati effettuati il maggior numero di sequestri, mentre un numero elevato potrebbe indicare un grande commercio o un grande lavoro per far applicare la legge, ma anche una combinazione dei due fattori. In ogni caso evidenzia quanto le tigri siano sottoposte ad una forte pressione da parte dei bracconieri“.
Il macabro commercio di trofei
I “prodotti” per i quali questi grandi felini vengono cacciati sono sempre gli stessi: pelli, scheletri, ossa, la carne, i denti, gli artigli, teschi e altre parti del corpo. Vengono impiegati in varie culture per decorazione, medicina tradizionale e anche “incantesimi” di buona fortuna. Non manca anche il traffico di animali interi, vivi o morti. “Il rapporto – afferma Mike Baltzer, del Wwf – dimostra prima di tutto che il commercio illegale di tigri continua, a dispetto dei ripetuti e significativi sforzi per contrastarlo da tanti governi e organizzazioni“.
Le aree di passaggio
I sequestri di pelli sono i più comuni in India e Nepal e sono relativamente frequenti in Cina, Russia e Indonesia. Un aumento di traffici si registra in Indonesia, Nepal, Tailandia e Vietnam. Alcune aree sono paesi di passaggio, come il Nepal, oltre ai confini fra India e Birmania, Malesia e Tailandia, ma anche fra Russia e Cina. “Per salvare le tigri in natura – aggiunge Steven Broad, direttore esecutivo di Traffic – servono azioni concertate per ridurre la domanda di parti di tigri nei paesi chiave in Asia“. I risultati indicano in generale “una mancanza di volontà politica per la protezione delle tigri, la loro uccisione illegale e il commercio“.
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