Sta per partire con l’estate australe la caccia ‘scientifica’ delle baleniere giapponesi nell’Oceano meridionale, con una quota di 1000 grandi cetacei di tre specie. E in Australia e Nuova Zelanda, come in altri paesi, la scorsa settimana si è commemorata la Giornata mondiale contro la caccia alle balene, per protestare contro la caccia in un santuario marino di 50 milioni di kmq attorno all’Antartide.
In Australia gli attivisti del Fondo internazionale per il benessere degli animali (Ifaw) hanno inscenato una macabra protesta nella baia di Sydney: usando tecnologia di luci e suoni hanno fatto comparire sulle acque una balena, poco dopo colpita a morte e dissanguata da un arpione.
Le proteste contro la caccia alle balene
Nella città neozelandese di Auckland un centinaio di manifestanti, molti con abiti macchiati di rosso, hanno raggiunto il parlamento seguiti da un veicolo con sopra un modello di balena, mentre gli altoparlanti diffondevano richiami dei cetacei. In testa al corteo l’attivista Peter Bethune, il cui trimarano supertecnologico, che un anno fa con la flotta del gruppo Sea Shepherd ostacolava la caccia dei giapponesi, fu speronato da una baleniera.
Il santuario marino delle balene
“La flotta giapponese salpa fra breve verso il santuario e noi speriamo che la continua pressione li incoraggerà a riconsiderare ed a tornare indietro“, ha detto il direttore del programma balene dell’Ifaw, Patrick Ramage. “Uccidere balene in una santuario marino è illegale secondo la legge internazionale. E’ assolutamente inaccettabile che il Giappone continui a farlo, e lo è doppiamente in un santuario internazionale“, ha aggiunto Ramage, che ha elogiato il governo australiano per aver avviato un’azione legale presso la Corte internazionale di giustizia contro la caccia alle balene dei giapponesi.
Guido Pietroluongo 17 Novembre 2010 il 01:36
Anche l’Italia ha partecipato a questa giornata protestando pacificamente a Roma sotto l’Ambasciata del Giappone con ben 9 associazioni unite per la causa ed è risultata anche una tra le nazioni con il maggior numero di partecipanti!
Purtroppo però ancora una volta l’Italia ha preferito rivolgere la propria attenzione all’estero o alla cronaca quotiiana che nel nostro Paese non ancora riesce a percepire e a valutare come dovrebbe essere questa causa che difende il segreto della vita ossia la biodiversità specilmente in un anno, il 2010, dove viene celebrata.
Spero che in futuro ci siano maggiori occasioni per una informazione chiara, corretta e soprattutto completa!!!