Ecoguida ai prodotti elettronici di Greenpeace: bene Philips, Nokia e Sony Ericsson

di Redazione 81 views1

 Bene Philips, HP, Nokia e Sony Ericsson nella sedicesima edizione dell’Eco-guida ai prodotti elettronici pubblicata da Greenpeace. L’associazione premia Philips per l’iniziativa Econova TV, il primo televisore senza PVC e ritardanti di fiamma a base di bromo messo in commercio dall’azienda. In linea con l’impegno di eliminare le sostanze pericolose entro l’anno, Philips raggiunge la vetta dei leader nella produzione di TV.
Negli anni è cresciuto il divario fra le aziende impegnate con profitto nell’innovazione verde e chi continua a fare solo promesse – commenta Vittoria Polidori, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace – Philips ha superato i problemi tecnici riscontrati nella rimozione di PVC e ritardanti di fiamma dai suoi articoli. Ora gli altri produttori di TV non hanno più scuse“.

Materiali pericolosi nei prodotti hi-tech
Alcuni ritardanti di fiamma, usati nei circuiti stampati e nei rivestimenti plastici, possono provocare disfunzioni nell’apprendimento e nella memoria, e interferire con l’attività della tiroide. La plastica in PVC, usata negli articoli hi-tech anche per isolare i cavi, è pericolosa in tutto il suo ciclo di vita. Dalla produzione allo smaltimento finale per incenerimento, infatti, il PVC rilascia nell’ambiente diossine cancerogene pericolose per la salute dell’uomo.
Molte aziende quali Acer, le compagnie indiane Wipro e HCL, e HP hanno eliminato queste sostanze tossiche dai loro prodotti. HP ora può vantare diverse linee toxic-free di notebook e desktop in commercio e, di recente, anche una stampante priva di PVC. Bene Nokia e Sony Ericsson che, mettendo al bando PVC, ritardanti di fiamma a base di bromo, antimonio, berillio e ftalati (sostanze usate per ammorbidire la plastica in PVC), mantengono primo e secondo posto in classifica. Per contro, LGE, Samsung, Dell e Lenovo perdono una posizione per aver disatteso gli impegni assunti in passato.

Chi perde posizioni
Netto dietrofront anche per Toshiba, che perde ben due posizioni per non aver ripulito la propria catena di produzione entro il termine del 1 aprile 2010. L’azienda non ha informato i propri clienti, tantomeno Greenpeace, del mancato rispetto dell’impegno preso e non ha nemmeno identificato una nuova scadenza per raggiungere l’obiettivo. “Gli impegni sulla carta non bastano più – conclude Polidori –. Gli sviluppi conseguiti in questi anni, grazie alla produzione di articoli più verdi e all’adozione di programmi di recupero e riciclo dei prodotti a fine vita, dimostrano che è possibile cambiare rotta. La mancanza di ambizione delle aziende agli ultimi posti della classifica ci delude e non ha scusanti“.

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