Inquinamento olfattivo: le puzze sono veleni per il naso

di Redazione 136 views0

 Gli odori, veleni per il naso. “Una forma di inquinamento ‘discriminata’ che meriterebbe più investimenti e più attenzione da parte del legislatore e delle istituzioni“. E’ la battaglia di uno scienziato dell’Istituto Mario Negri di Milano, Enrico Davoli, che da tempo studia un fenomeno molesto, ma sottovalutato: le puzze.
L’esperto non ha dubbi: “I cittadini hanno poche armi a disposizione per difendersi. E il guaio è che la legge italiana non riconosce l’inquinamento olfattivo. Non si può far causa a un’impresa per questo motivo. E se la situazione è intollerabile, l’unico appiglio è la denuncia per molestie. Si fa riferimento all’articolo 674 del Codice penale, getto pericoloso di cose. In questo caso puzze“, spiega all’Adnkronos Salute in occasione di un incontro sull’inquinamento organizzato a Milano dall’Istituto Mario Negri.

Gli odori della città
Il problema, assicura l”uomo degli odori’, è reale: “persino i profumi che si sprigionano dalle cucine e gli odori dei camini dei ristoranti possono generare crisi di insonnia, o altre espressioni di disagio, in persone predisposte“.
Tanto che la Regione Piemonte sta lavorando a linee guida su questo problema. Le soluzioni, sottolinea l’esperto, non mancano. “Esistono mille modi per filtrare gli odori. Ma su questo fronte si investe davvero poco. E’ una questione di educazione“, incalza Davoli. Fino a oggi sono stati caratterizzati di più i disturbi dovuti agli odori chimici. “Esiste, per esempio, la cosiddetta ‘intolleranza agli odori chimici’, una sindrome che fra i suoi effetti annovera appunto la tendenza a dormire sempre meno“. Ma sotto accusa possono – e devono, sottolinea Davoli – finire anche gli odori biologici.

Gli odori biologici
Di storie che lo confermano ce ne sono tante. “Mi è capitato di incontrare una persona che soffriva di forti nausee ogni volta che avvertiva nell’aria un profumo alla vaniglia. Una reazione dovuta al fatto che gli ricordava brutti momenti. L’uomo infatti soffriva anche di mal d’auto e nella sua macchina aveva un deodorante alla vaniglia. Ecco spiegata la nausea, un effetto reale e legato a un odore che non è tossico nel senso comune del termine“, riflette lo scienziato.

I problemi scatenati dagli odori
Esistono persone che, a causa di malattie croniche, ad esempio l’asma, ma anche l’insonnia, i disordini di ansietà, le patologie dello stomaco, possono soffrire di esacerbazione e di scatenamento di crisi a causa degli odori“. Il disgusto, prosegue, “è dotato di una certa plasticità. Le cose che fanno schifo non sono uguali per tutte. Emblematico il risultato di un esperimento sui pannolini sporchi dei bebè. I genitori provano disgusto per quelli degli altri bambini, ma non per quelli dei loro figli“. Si soffre anche per odori zootecnici.

Gli odori zootecnici
L’odore del letame non ha alcun effetto sulle comunità che da sempre vivono in campagna. Il fenomeno dell’intolleranza a questi odori si riscontra con i primi traslochi dalla città a queste zone più periferiche. “Il cittadino che ha preferito la campagna alla metropoli per motivi anche economici, non è abituato a questi odori e li percepisce al punto da star male, in certi casi”. Lo studio dell’inquinamento olfattivo “è ancora limitato“, conclude Davoli. Ma è stata messa a punto una scala di attenzione. Dai test effettuati sulle persone si è anche scoperto che sono le donne a sviluppare una maggiore attenzione per gli odori. Di conseguenza sono loro a ‘fiutare’ per prime l’inquinamento olfattivo.

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