Autorita’ competenti e specialisti stanno monitorando attentamente la situazione ecologica nel Danubio, dopo la catastrofe ambientale causata in Ungheria dalla fuoriuscita di fango tossico da un impianto per la produzione di alluminio. Il Danubio, proveniente dall’Ungheria, percorre il territorio della Serbia per quasi 600 km prima di andare a segnare il confine tra Romania e Bulgaria e sfociare nel Mar Nero. Per ora, ha detto il ministro Dulic, la popolazione non corre alcun pericolo dal momento che il Danubio in Serbia non e’ contaminato, ma il livello di attenzione e’ altissimo. Il monitoraggio, ha precisato, e’ stato intensificato sul grande fiume all’altezza del villaggio di Bezdan, in Voivodina, al confine con l’Ungheria. In caso di contaminazione, ha aggiunto, la popolazione e le autorita’ competenti saranno immediatamente allertate.
Fauna morta per il fango tossico dell’Ungheria
Tutta la fauna del fiume Marcali, quello piu’ colpito dal disastro ecologico provocato dal fango tossico fuoriuscito dall’impianto di alluminio a Ajka, ovest dell’Ungheria, ”e’ morta”: lo annunciato il portavoce della protezione civile, Tibor Dobson. In dichiarazioni oggi a Kolontar, il comune piu’ colpito dal disastro ecologico, Dobson ha precisato che ”l’ecosistema del fiume e’ stato condannato a morte a causa del valore troppo alto del ph del fango rosso”. L’obbiettivo e’ ora ”salvare il Danubio e il Raba” (Raab), ha aggiunto il portavoce della protezione civile ungherese.
L’impossibilità di intervenire
Ora che i fanghi tossici sono arrivati nel Danubio si puo’ contare soltanto sull’effetto della diluizione. Lo afferma Loredana Musumeci, che dirige il dipartimento ambiente dell’istituto Superiore di Sanita’. ”A questo punto si puo’ intervenire con barriere assorbenti, ma tecnicamente e’ difficile – spiega Musmeci – per fortuna il Danubio e’ un fiume di grande portata, quindi dovrebbe avere la capacita’ di diluire le sostanze presenti nei fanghi, anche se per esserne certi bisognerebbe sapere esattamente le quantita’ che si stanno riversando nel fiume”.
L’effetto del fango tossico
Secondo l’esperta i valori di pH misurati nel punto in cui il fango e’ arrivato nel fiume, passati da 13 a 9,3, sono rassicuranti: “L’effetto corrosivo dovuto al pH si ha se questo supera un valore di 12 – afferma Musmeci – questo vuol dire che i fanghi sono gia’ abbastanza diluiti, e il loro effetto sulla fauna e sull’uomo e’ minore. I componenti principali dei fanghi sono l’ossido di ferro, che da’ la colorazione rossa, e quello di titanio. Il primo non e’ dannoso per la salute, mentre il secondo puo’ avere una certa pericolosita’ a seconda della concentrazione”. Per le schede di sicurezza dell’ossido di titanio, questo non ha una grande pericolosita’ a breve termine, ma alcuni studi sistengono che puo’ essere cancerogeno sul lungo periodo.
In Italia non si e’ mai verificata una situazione simile: ”Da noi ormai le fabbriche di alluminio sono inattive – conferma l’esperta – ci sono dei depositi di questi fanghi ancora da smaltire in diversi siti di interesse nazionale, ma ormai sono essiccati, e quindi non c’e’ piu’ il problema della loro alcalinita’ perche’ hanno perso tutta l’acqua“.