Pierre Rabhi punta il dito contro il superfluo che distrugge il pianeta

di Redazione 76 views0

 Superdotati ma stupidi. Così probabilmente gli extraterrestri definirebbero gli uomini, se decidessero di studiarli. Piuttosto che approfittare della felicità condivisa, l’uomo preferisce l’angoscia condivisa e la violenza. Alle nostre doti manca luce. E la luce manca al mondo che è nell’oscurità”. Non usa mezzi termini Pierre Rabhi, uno dei pionieri dell’agricoltura biologica in Francia, quando fotografa lo stato attuale della nostra società. Una società ”dell’eccesso” che deve ”imparare a porsi dei limiti” e ”a non saccheggiare indefinitamente il pianeta” che è limitato. La marea nera nel Golfo del Messico, la deforestazione in Amazzonia, l’inquinamento, la distruzione delle società tradizionali sono queste ”le conseguenze” di quello che Rabhi definisce il “sempre di più” che caratterizza la nostra società.

UN MODELLO DI SVILUPPO SBAGLIATO
Il nostro modello di sviluppo, ”che ci spinge a trovare normale quello che non lo è”, spiega all’ADNKRONOS l’esperto internazionale nella lotta alla desertificazione, va ripensato. ”Siamo immersi in un sistema che crea delle automatismi e che ci spinge a non essere mai soddisfatti. L’uomo sente più frustrazione per quello che gli manca piuttosto che sentirsi soddisfatto per quello che ha” mentre invece l’importante sarebbe ”rispondere ai propri bisogni, a quelli che assicurano la propria sopravvivenza, e che sono mangiare, avere un tetto sopra la testa, curarsi quando si è malati…”.

UN CONSUMATORE INSODDISFATTO NELL’ABBONDANZA
Invece l’uomo nella società attuale, quella ”del sempre di più e dei bisogni illimitati”, è stato trasformato ”in un consumatore insoddisfatto dell’abbondanza” che provoca ”l’esaurimento delle risorse”. Con ”il comportamento immoderato di pochi – chiosa il pensatore francese di origine algerina – abbiamo prodotto l’indigenza di molti”.
Nonostante le nostre doti, il nostro know how, le nostre risorse abbondanti, sottolinea Rabhi, ”una gran parte dei nostri simili vive nell’indigenza”. E questo, aggiunge lo scrittore , ”dovrebbe interpellare le nostre coscienze” e spingerci ”a tornare all’etica e alla generosità, a ripensare il nostro sistema e adottare un nuovo modello di sviluppo improntato alla sobrietà felice”.

TRASGRESSIONI DELLA VITA MODERNA
Anche perché, spiega Rabhi, il sistema è basato su un paradigma sbagliato. ”L’uomo, invece di capire che è sottoposto alle stesse leggi applicate agli altri mammiferi e che ha bisogno di aria per respirare, di acqua per bere e di cibo per mangiare, si è autoproclamato il migliore del creato e ha realizzato delle trasgressioni dimenticando la sua vera vocazione che dovrebbe essere quella di preservare la vita. L’uomo, dotato della ragione, della coscienza e del libero arbitrio ha l’obbligo di vigilare sulla vita intera: ha il dover di ammirare e amare piuttosto che distruggere”. Invece ”si è artificialmente separato dal creato” e ”non dobbiamo stupirci, ad esempio, se utilizzando dei prodotti tossici per nutrire i nostri animali ce li ritroviamo nel nostro corpo”.

GLI OGM
Inutile dire che per l’esperto di bioagricoltura gli Ogm, non solo rappresentano una gigantesca impostura, ma non permetteranno neppure di risolvere i problemi alimentari nel mondo. E c’è di più: sono anche “nocivi e pericolosi. Piuttosto che fare manipolazioni di questo tipo, che poi rischiano di creare dipendenze e di rovinare molti contadini soprattutto nei paesi in via di sviluppo -ammonisce- occorre preservare la biodiversità”. E se gli Ogm non permetteranno di risolvere le carestie, il nucleare, avverte Rabhi, “non risolverà i problemi energetici nel mondo anche perché’ il problema andrebbe affrontato alla radice“.

ELIMINARE GLI ECCESSI
Per lo scrittore, insomma, “sono gli eccessi che vanno eliminati”. In caso contrario, inevitabilmente, “la domanda di energia continuerà ad aumentare e l’offerta continuerà a crescere. E’ quello che chiamo il fenomeno del piromane-pompiere: provochiamo l’incendio e poi pretendiamo di spegnerlo. La prima cosa da fare, invece, è imparare a porre dei limiti e a rendere accessibili a tutti l’indispensabile (cibo, acqua potabile) per l’insieme dell’umanità e non solo per un club di fortunati”. Infatti, evidenzia, quello che rovina il pianeta ”non è l’indispensabile ma il superfluo”.

MORALIZZARE L’IMMORALE
E il fatto che l’ecologia e lo sviluppo sostenibile sembrano essere di moda non tranquillizza particolarmente Rabhi. Purtroppo, spiega infatti, ”spesso è uno stratagemma, un diversivo utilizzato da alcuni per moralizzare quello che è immorale. E’ un po’ come ‘l’umanitario’ che spesso è un palliativo al deficit di umanesimo” della nostra società.
Per Rabhi ”non ci sarà futuro se continueremo a perpetuare un modello distruttore, a dare ai nostri figli una visione erronea del mondo. Un mondo subordinato al denaro, che ha trascurato la natura. La vera vocazione dell’uomo non è produrre e consumare fino alla fine della sua vita”. Invece, sottolinea, per garantire un futuro ”serve mettere al centro del cambiamento la donna, la solidarietà e non la competizione”. E a Fedor Dostoevskij che nell’Idiota afferma che ‘La bellezza salverà il mondo’, ”io aggiungo che a salvare il mondo saranno la compassione, la condivisione, la moderazione, l’equità, la generosità, la bellezza interiore, il rispetto della vita. Insomma quello che abbiamo di più bello e che è dettato dall’amore”. In una frase Rabhi invita ad “aprire alla vita!“.

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