Il riscaldamento globale e l’effetto serra sono colpa dell’uomo; per effetto del global warming tutto il mondo è attraversato da ondate di caldo senza precedenti. Sono solo alcuni dei luoghi comuni sfatati, attraverso spiegazioni scientifiche, in “No slogan. L’eco-ottimismo al tempo del catastrofismo” (Sangel Edizioni, 8 euro). Un libro-intervista in cui Mario Masi, giornalista esperto di tematiche ambientali passa al setaccio gli slogan catastrofistici su clima e ambiente insieme a Luigi Mariani, esperto di Agrometereologia all’Università di Milano e Teodoro Georgiadis, Senior Scientist del Cnr-Ibimet. Il libro sarà presentato a Roma il 30 giugno alle 15, presso la Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, nell’ambito della Festa dei Giovani di Fareambiente.
NASCE L’ECO-OTTIMISMO
Il libro – si legge nella presentazione del testo – nasce per divulgare un metodo di pensiero che, senza alcuna pretesa di essere ‘il metodo’, vuole richiamare alla necessità di stare ai fatti, evitando la rituale equiparazione dell’uomo a ‘cancro del pianeta’ e mirando invece a dare risposte all’esigenza di preservare la vita e l’ambiente, oggi e nel futuro. Gli slogan catastrofistici su clima e ambiente sono analizzati e valutati attraverso i dati che il progresso scientifico offre e si scopre con stupore che molte paure nascono da cattive informazioni.
SFATARE IL GLOBAL WARMING
Per coloro che hanno fede nella teoria del Riscaldamento Globale o Agw (Antropogenetic Global Warming) utilizzare slogan e forzature è un’abitudine consolidata e una poderosa macchina della propaganda con lo scopo di guadagnare consensi e finanziamenti alla causa del ‘salvataggio del pianeta’.
Anche se un sistema complesso come quello del clima – si legge ancora nella presentazione del libro – mal si presta a queste forme di riduzionismo, purtroppo la nostra è una società che vive di slogan e di spot pubblicitari per cui è inevitabile tentare una replica sommaria agli slogan e alle forzature più in voga in fatto di clima.
Fra gli slogan più in voga sfatati nel libro c’è quello secondo cui l’uomo, incrementando la concentrazione di alcuni gas serra ed in particolare dell’anidride carbonica (CO2) sarebbe oggi l’artefice di un cambiamento climatico globale che starebbe mettendo in pericolo la vita sul pianeta.
IL PERIODO INTERGLACIALE E I CAMBIAMENTI CLIMATICI
Questa teoria si trova però di fronte a una serie di eccezioni cui non riesce a dare una risposta convincente: per esempio 125.000 anni fa il mare era più alto di 4-5 metri e le calotte polari parzialmente fuse, nonostante i livelli di anidride carbonica fossero più bassi di quelli attuali. Fra 110.000 e 23.000 anni fa (in piena era glaciale) il pianeta fu interessato da 16 eventi di intenso e rapido riscaldamento che non trovano giustificazione nella teoria del riscaldamento globale. Fra 8.000 e 5.000 anni fa il mare era più alto di 2 metri rispetto a oggi e le temperature più alte di 2-3 gradi. I ghiacciai alpini scomparvero quasi del tutto.
E ancora: 1000 anni fa il mare era più alto di almeno mezzo metro e le temperature europee erano più alte di quelle attuali. Sulle Alpi si coltivava l’olivo a 1000 metri di altezza e fino a trecento metri più in alto si coltivava la vite; La Groenlandia era abitata dai vichinghi che vi coltivavano cereali, cosa oggi impossibile. Come si giustificano questi fenomeni se si afferma che tutto dipende dalla CO2?, si chiedono gli autori.
SFATARE L’EFFETTO SERRA
Quanto all’effetto serra di cui l’uomo sarebbe responsabile, gli autori sostengono che “si tratta di un fenomeno straordinario, senza il quale le temperature medie della terra in superficie sarebbero di -19°C e dunque la vita sarebbe impossibile. I principali artefici dell’effetto serra sono il vapore acqueo e le nubi (insieme responsabili del 79% del fenomeno) mentre solo il 14% dipende dall’anidride carbonica, il 4% da ozono e ossigeno e il 3% dai restanti gas (protossido d’azoto, metano, ecc.).
E visto che il ‘gigante buono’ dell’effetto serra è l’acqua e visto che oggi non siamo in grado di prevedere accuratamente il comportamento futuro del vapore acqueo e delle nubi non a cento anni ma nemmeno da qui a un mese – si afferma nel libro – prevedere l’evoluzione futura dell’effetto serra si configura come un gravissimo peccato d’orgoglio.
GLOBAL WARMING O URBAN WARMING?
La convinzione che vuole il global warming responsabile delle ondate di caldo senza precedenti che si verificano nel mondo, viene poi confutata riportando una serie di documenti su altrettanti fenomeni di estati canicolari con numerosi decessi verificatisi nei secoli passati. Dunque, secondo gli autori, “la mortalità osservata in estate nelle nostre città non è tanto effetto del global warming quanto del riscaldamento urbano (urban warming)“.