Un giorno di gennaio dell’anno scorso, nella città più pazza del mondo, New York, un uomo decide di fare la sua parte per salvare il pianeta, provando a vivere in modo ecosostenibile e annotando -in quello che diventerà un best sellers mondiale- la sua incredibile esperienza. E’ Colin Beavan, giornalista di Esquire e New York Times esperto di temi ambientalisti, che dalla sua idea ha tratto ‘Un anno a impatto zero‘ (Cairo Editore, pp. 275, euro 14,50), titolo inglese ‘No impact man‘.
NO IMPACT MAN
Coinvolgendo moglie (Prada – addicted), figlia (ancora in fase pannolino) e cane, proprio nella città più ‘consumistica’ del mondo, Colin si è immerso nell’avventura di trascorrere 365 giorni senza detersivi, rifiuti, ascensori, mezzi pubblici, televisione, carta igienica, cibi confezionati e condizionatore. Una (apparente) follia che lo ha cambiato per sempre. “Ho deciso di realizzare questo progetto per attirare l’attenzione sui problemi ambientali del mondo” ha raccontato Colin Beavan all’ADNKRONOS.
COSA PUO’ FARE CIASCUNO DI NOI
“La domanda è stata – ha spiegato Beavan – ‘posso fare qualcosa io di fronte ad un clima impazzito, all’effetto serra, alla natura che si ribella, o devo aspettare che siano gli altri a trovare una soluzione, politici, studiosi, ambientalisti?‘”. Io ci provo, è stata la sua conclusione, per tentare di scoprire come questa società iperevoluta può, a partire da ciascuno di noi, ridurre le barriere permettendoci di vivere più in sintonia con l’ambiente che ci ospita, anche se ciò comporta non poche difficoltà.
LE DIFFICOLTA’ DI UNA PERSONA COMUNE
Lo scrittore ammette infatti che ci sono stati momenti di crisi, a cominciare da quando ha dovuto fare a meno dell’energia elettrica. “Ciò ha significato non poter usare più la lavatrice, e questo è stato sicuramente il momento del sacrificio più grande – ha detto Beavan – perché lavare i panni a mano per un anno è davvero molto pesante, credetemi“.
LA QUALITA’ DELLA VITA
Ma, secondo l’autore, queste ‘piccole’ privazioni non sono niente rispetto agli aspetti positivi e alle gioie che comporta un’esperienza del genere, e il libro vuole anche essere una provocazione alla riscoperta di abitudini sane e dimenticate. “Se penso alla vita che conducevo prima con la mia famiglia a New York – ha osservato Colin – sempre di corsa, uscendo di casa senza il tempo nemmeno di cucinare, prendere di corsa un pezzo di pizza o cibo precotto, vegetando la sera distrutti davanti al televisore, devo ammettere che la qualità della mia vita è cambiata totalmente“.
LA RISCOPERTA DELLA SOCIALITA’
Essere costretti a cucinare, sedersi a tavola senza la televisione, ha infatti comportato una riscoperta dei rapporti umani. “Ci siamo trovati improvvisamente a chiacchierare e raccontarci le cose – ha rivelato Beavan – e anche i nostri amici hanno cominciato ad apprezzarlo e a venire a trovarci, facendoci riscoprire rapporti trascurati e dimenticati“. Un’allegoria, dunque, anche dal punto di vista culturale. “Se come collettività riusciamo a vivere in una maniera più sana e felice senza distruggere il pianeta – ha detto Colin – è meglio, perché quello che è davvero folle è continuare a costruire grattacieli sempre più alti senza preoccuparsi dei milioni di persone che non hanno acqua potabile“.
COSA RESTA DELL’ANNO A IMPATTO ZERO
Ora che l’esperimento è finito, tornerà alla vita di prima? “Posso dirle una cosa: mia moglie, tutt’oggi, compra cibo prodotto localmente, usa la bicicletta per andare al lavoro e non abbiamo più il condizionatore“. Una storia che dovrebbe riguardare chiunque. “Io non sono speciale – ha concluso Beavan -. Questa è la storia di una persona che si riteneva troppo stupida per fare la differenza, che invece ha capito che se individualmente ciascuno non cambia qualcosa, sarà difficile uscire dalla situazione di emergenza del nostro pianeta“.