Il 32% degli squali è a rischio di estinzione e la causa principale è la pesca eccessiva. Questo quanto emerge da uno studio globale per determinare lo stato di conservazione delle 64 specie di squali di mare aperto (specie pelagiche) dell’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn, l’International union for conservation of nature), costituito dal gruppo di esperti ‘Shark specialist group’. E la percentuale sale al 52% considerando gli squali catturati nella pesca in alto mare.
SQUALI IN VIA D’ESTINZIONE
Secondo gli esperti del’Iucn, lo squalo martello maggiore e lo squalo martello smerlato sono ”in via d’estinzione a livello globale”. Mentre lo squalo martello comune, il grande squalo bianco e lo squalo oceanico dalle pinne bianche sono ”classificati come vulnerabili d’estinzione a livello globale”. Lo squalo smeriglio viene classificato come vulnerabile a livello mondiale, ma è ”a rischio critico di estinzione nel nord-est e in via di estinzione nel nord-ovest dell’Atlantico”. Lo squalo azzurro, il piu’ abbondante e il piu’ pescato, è classificato come ”vicino a essere minacciato”.
LE CATTURE ACCIDENTALI
Molti squali sono vittime, principalmente, delle catture in alto mare, a causa della pesca del tonno e del pesce spada. Una volta queste catture erano considerate accessorie, mentre ora ci sono nuovi mercati per la carne di squalo e la domanda delle preziose pinne utilizzate per fare la zuppa (cosa che ha dato origine al finning, lo spinnamento, che e’ vietato nella maggior parte delle acque internazionali). ”Nonostante le minacce di aggressione – spiega Sonja Fordham, vice presidente della Iucn shark specialist group – gli squali rimangono praticamente non protetti in alto mare”. Serve, aggiunge Fordham, ”un coordinamento e piani internazionali di conservazione’‘. L’invito degli esperti dell’Iucn ai governi e’ di fissare ”i limiti di cattura sulla base di pareri scientifici e con un approccio precauzionale”, investendo in ricerca, riduzione delle catture e in cooperazione tra i Paesi per la conservazione.
L’ONU VERSO IL DIVIETO DI CATTURA
Accordo raggiunto per la protezione di alcune specie minacciate di squali: squalo bianco, elefante, balena, smeriglio, spinarolo e mako non potranno essere piu’ cacciati, pescati e uccisi. La decisione e’ stata presa dai 113 Paesi parte della Convenzione per la conservazione delle specie migratorie e degli animali selvatici (Cms), sostenuta dal Programma Onu per l’Ambiente (Unep).
SPECIE SFRUTTATE A LIVELLO COMMERCIALE
”Questo primo strumento globale della Convenzione, – ha commentato Elizabeth Mrema, segretario esecutivo Unep/Cms – sulle specie sfruttate a livello commerciale, e’ un passo decisivo per una conservazione internazionale dello squalo”. Secondo Mrema ”le convenzioni sulle specie selvatiche, le agenzie Onu e i pescatori hanno bisogno di lavorare insieme per prevenire l’estinzione di questi animali che vivono negli oceani di tutto il mondo”.
I RISCHI PER LO SQUALO
L’accordo Cms, concluso ad una riunione governativa nelle Filippine, punta a ripristinare la vitalità delle popolazioni di squali migratori nel lungo periodo, che dovrebbero beneficiare di una maggiore applicazione delle norme esistenti sulla pesca e il commercio illegale. Attualmente, secondo l’Unep, la sopravvivenza degli squali è minacciata da pesca eccessiva, accidentale, commercio illegale, distruzione dell’habitat, esaurimento delle prede, collisioni con navi e cambiamenti climatici. Secondo la Fao, per vent’anni, sono state catturate fino a 900mila tonnellate di squali l’anno, e calcolando anche quanto è stato pescato illegalmente o non registrato e i dati perduti, la stima diventa circa il doppio della quantità. L’Unep ricorda inoltre come studi mostrino il crollo del 90% delle popolazioni di squali sia nel Golfo del Messico, sia nel Mediterraneo, e del 75% nell’Ocrano nord occidentale.
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