Sversamento di petrolio: le difese naturali dell’ambiente contro gli agenti inquinanti

di Redazione 389 views0

 Oltre agli sforzi messi in atto dalla Bp o dal governo Usa, anche la natura sta cercando di rispondere al disastro ambientale provocato dalla marea nera che sta invandendo il golfo del Messico. Lo spiegano diversi esperti al National Geographic, secondo i quali però c’è un limite di quantità oltre il quale tutte le contromisure diventano inefficaci. ”Anche la natura ha la sua ‘cassetta degli attrezzi’ per rispondere alla perdita di petrolio – spiega Christopher Reddy, chimico della Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) in Massachusetts – che presi tutti insieme possono essere molto efficaci. In particolare il ‘migliore amico’ dell’ambiente in questo momento è l’evaporazione, che ha effetti immediati”.

L’EVAPORAZIONE
Secondo l’esperto le molecole più leggere, le prime a raggiungere la superficie, sono anche le più pericolose per gli animali. Si tratta di idrocarburi aromatici, molto suscettibili all’evaporazione, ma che, se rimangono in acqua, possono dissolversi ed essere tossici per la vita marina. Una volta evaporati gli elementi più leggeri, quelli più pesanti sono naturalmente dispersi dall’azione di vento e onde in piccole gocce che sono ‘preda’ dell’altra grande arma in mano alla natura, i microbi: ”Il petrolio ricco di energia è un ottimo pasto per i microbi – spiega Reddy – il problema è che questi microrganismi sono ‘schizzinosi’, iniziano a degradare le molecole più semplici, per poi passare a quelle più complesse, il che rende il processo molto lungo, settimane o anche mesi”.

IL LIMITE DELLE DIFESE NATURALI
Il fatto di essere nel golfo del Messico è un bene per i microbi, spiega un altro esperto, Stan Senner dell’organizzazione Ocean Conservancy, perché il clima soleggiato favorisce la loro opera, rispetto ad altri siti contaminati come l’Alaska. C’è però un limite alla loro azione: ”I batteri lavorano solo in presenza di ossigeno – spiega – più si va avanti e più il petrolio viene ‘sepolto’ in sedimenti poveri di questo gas, su cui la loro azione è inesistente”.

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