L’embargo europeo ai prodotti derivati dalle foche in Canada colpisce circa il 25% delle vendite di carne di foca e derivati. Quest’anno, dunque, saranno meno i cacciatori di foche che parteciperanno alla caccia annuale in Canada. Frank Pinhorn, portavoce dell’Associazione Canadese dei cacciatori di foche, afferma che la scelta è dettata dal fatto che non c’è molto mercato per le pelli di foca. Molti dei principali acquirenti hanno in magazzino ancora le pelli derivate dalla caccia degli anni passati e nel breve periodo la situazione non cambierà.
NIENTE FUTURO PER LA CACCIA ALLE FOCHE
Il ministro canadese della Pesca e degli Oceani, Gail Shea, ha detto che ”l’industria canadese della caccia alla foche non è eccessivamente proficua in questo momento ed il governo continua a cercare nuove opportunità”. Il 15 marzo, il ministro aveva annunciato la quota per il 2010: 388.200 animali da abbattere. La fase di recessione e l’embargo Ue sui prodotti derivati dalle foche hanno fatto sì che i prezzi delle pelli siano scesi al minimo: dove un tempo erano vendute per 100 dollari ora il valore e caduto intorno agli 8 dollari. L’inverno caldo, poi, ha drasticamente ridotto il ghiaccio e per gli esperti si tratta della peggiore annata dal 1981.
UNA VITTORIA ANIMALISTA?
Così, moltissimi cacciatori hanno deciso di rimanere a casa, poiché il rischio di non vendere le pelli sommato alle condizioni del ghiaccio che pone in pericolo la navigazione, renderebbero la caccia troppo onerosa. Ma è troppo presto per cantare vittoria sul fronte animalista: anche senza la caccia, il clima minaccia pesantemente la sopravvivenza delle foche: questi animali danno alla luce i piccoli sulle lastre di ghiaccio vicino alla costa e molti cuccioli finiscono in acqua a causa del ghiaccio troppo sottile e muoiono annegati o diventano cibo per altri predatori.