Anche i cibi maggiormente gettonati a Natale possono inquinare. Le ciliegie e le pesche dal Cile, i mirtilli argentini e l’ anguria dal Brasile salgono, nell’ ordine, sul podio della top ten dei cibi che sulle tavole nazionali delle feste sprecano energia, inquinano il Natale e contribuiscono all’ emissione di gas ad effetto serra a causa dei lunghi trasporti che subiscono per arrivare in Italia. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che, in occasione della Conferenza dell’ Onu sui cambiamenti climatici di Copenhagen, ha presentato la lista nera dei consumi di Natale per contribuire con stili di vita sobri e responsabili a salvare il pianeta.
LA LISTA NERA DEI CONSUMI DI NATALE
“E’ stato calcolato che – sottolinea la Coldiretti – un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l’ emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall’ Argentina deve volare per più di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica e l’ anguria brasiliana viaggia per oltre 9mila km, brucia 5,3 chili di petrolio e libera 16,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, attraverso il trasporto con mezzi aerei“.
L’ INQUINAMENTO DEI PRODOTTI FUORI STAGIONE
“Il consumo durante le feste di Natale di prodotti fuori stagione provenienti di migliaia di chilometri di distanza è – sottolinea la Coldiretti – una tendenza snob in forte ascesa che concorre a far saltare il budget dei cenoni con prezzi superiori fino ad oltre dieci volte a quelli di mele, pere, kiwi, uva, arance e clementine Made in Italy e appare del tutto ingiustificata perchè si tratta spesso di prodotti poco gustosi e saporiti, essendo stati raccolti ad un grado di maturazione incompleto per poter resistere a viaggi di migliaia di chilometri percorsi su mezzi inquinanti che liberano nell’ aria gas ad effetto serra“.
COSA EVITARE A NATALE
Secondo la Coldiretti “la voglia di cambiamento o il bisogno di stupire gli ospiti nei banchetti natalizi o di fine anno possono essere soddisfatte dalla riscoperta dei frutti meno diffusi ma nazionali come cachi e fico d’ India o antiche varietà, dalla mela limoncella alla pera madernassa, che valorizzano le tradizioni del territorio e garantiscono un sicuro successo a prezzi contenuti, rimandando alla giusta stagione il consumo di ciliegie, anguria, asparagi o fagiolini“.
Tra i prodotti più diffusi che rischiano di inquinare il Natale “ci sono anche – continua la Coldiretti – le noci della California, le more dal Messico, il salmone dall’ Alaska, gli asparagi dal Perù, i meloni dal Guadalupe, i melograni da Israele e i fagiolini dall’ Egitto“.
“Per alcuni di questi prodotti – conclude la Coldiretti – non ci sono solo problemi per motivi ambientali ma ci sono anche perplessità di carattere sanitario“.