Mobilità sostenibile: arriva il bus elettrico che si ricarica alla fermata

di Redazione 161 views0

 Le pensiline si trasformano in stazioni di rifornimento elettrico per bus che si muovono in città grazie a batterie in grado di ricaricarsi in pochi istanti. Non è fantascienza, ma ciò che avviene da qualche mese su una linea di trasporto di Shanghai, i cui veicoli sono alimentati grazie a dei supercondensatori al carbone attivo, detti ultracapacitor.

GLI ULTRACAPACITOR

Una tecnologia pronta all’ uso, in grado di migliorare la qualità dell’ aria: per dimostrarlo ulteriormente un minibus alimentato allo stesso modo accompagnerà gli studenti dell’ Università di Washington in giro per il campus. Ma presto questi veicoli potrebbero muoversi per le strade di New York, Chicago e in alcune città della Florida.
Fantascienza? No, in realtà gli ultracapacitor esistono da una quarantina d’ anni, ma le loro dimensioni erano troppo grandi per consentire una loro applicazione nel settore dei trasporti. Un inconveniente risolto grazie al lavoro del Mit di Boston, che li ha perfezionati, riducendone le dimensioni, aumentandone l’ efficienza e rendendone possibile la produzione a livello industriale.

LA CAPACITA’ DEGLI ULTRACAPACITOR
Gli ultracapacitor non sono in grado di accumulare molta energia (hanno una densità energetica di 6 wattora per chilo, contro i 200 wattora di una batteria agli ioni di litio) e si scaricano abbastanza rapidamente. Per il momento, quindi, non sono quindi adatti ad alimentare le auto private (nonostante siano già stati costruiti dei prototipi), perché dovrebbero far rifornimento circa ogni 3 chilometri.

UN TRASPORTO PUBBLICO SOSTENIBILE
Tuttavia, alcune industrie automobilistiche, come Foton America, casa produttrice degli autobus che si spostano lungo le strade di Shanghai, hanno pensato di applicare la stessa tecnologia al trasporto pubblico. Gli autobus urbani infatti sono costretti a sostare anche un paio di minuti alle fermate, a volte abbastanza ravvicinate tra loro, per permettere ai passeggeri di scendere e salire a bordo. È sufficiente, quindi, sostituire alcune pensiline con delle stazioni di ricarica, che consentono di fare rifornimento in pochi istanti. C’ è di più: questi autobus sono in grado di assorbire l’ energia prodotta da ogni frenata e le pensiline ricaricanti possono essere equipaggiate con pannelli fotovoltaici, riducendo ulteriormente le emissioni.

UN RISPARMIO ENORME
Dal punto dei vista dei costi, per far muovere un autobus simile occorre un decimo dell’energia necessaria per far circolare un normale bus a diesel, con un risparmio di 200mila dollari di carburante, calcolato per il ciclo di vita di ogni veicolo.

INCONVENIENTI DA RISOLVERE
Restano alcuni limiti: l’ accelerazione rimane debole e i bus riducono la loro autonomia del 35% quando si accende l’ aria condizionata. Ma al Mit stanno lavorando per aumentare la densità energetica degli ultracapacitor, che in un futuro non lontano potrebbero quintuplicare la loro capacità di immagazzinare energia e consentire un uso ancora più esteso nel settore dei trasporti, abbattendo il numero delle stazioni di servizio.

GLI OBIETTIVI DEL G20
Del resto il tempo stringe: secondo quanto stabilito dal G20 entro il 2050 ciascun abitante del pianeta dovrà limitare a 2 tonnellate l’ anno le proprie emissioni di Co2 (contro le 15 tonnellate annue prodotte oggi da un cittadino Usa). per dimostrare che non è poi così poco Andy Pag, un ambientalista, sta provando a fare il giro del mondo a bordo di un bus alimentato a biodiesel, ricavato dall’ olio di cucina, cercando mantenersi sotto la soglia fissata dal G20. Partito da Londra, Pag ha già percorso 3mila miglia, facendo tappa in Francia, Svizzera, Italia e Turchia e raccontando il suo viaggio in un blog. Obiettivo: sensibilizzare l’ opinione pubblica sul tema del riscaldamento globale. Una sfida a cui tutti siamo chiamati a rispondere, non importa se con l’ olio fritto o con gli ultracapacitor.

Fonte: Il Corriere della Sera

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